Secondo i legali del Comune vi sarebbero “fondate ragioni, di rito e di merito, per proporre reclamo”. Intanto impegnati circa 4.000 euro per spese legali.
Galatina – Il Tribunale di Lecce, come oramai tristemente noto, ha respinto le tesi sostenute a favore del Comune di Galatina dagli avvocati difensori Mario Fantini e Ugo Patroni Griffi che tendevano a dimostrare che le pretese economiche contenute negli atti di diffida della Centro Salento Ambiente S.p.A. e del Consorzio per la gestione dei rifiuti urbani ATO Le2 risultassero illegittime o comunque infondate perché in liquidazione. Respinta anche l’altra istanza ossia quella di accertare e dichiarare che fosse la Centro Salento Ambiente s.p.a. il solo soggetto legittimato a soddisfare le pretese creditorie di cui alla diffida del Consorzio ATO LE2.
Respinta la prima istanza perché, secondo il Giudice, il Commissario liquidatore, subentra nella gestione di tutte le attività e passività della Società in liquidazione e respinta anche la seconda perché nella Convenzione per la Costituzione del Consorzio dell’ATO viene indicato chiaramente che è il Comune il centro di riferimento di tutte le situazioni attive e passive nei rapporti tra Ente e Consorzio e pertanto ha condannato il Comune di Galatina al pagamento all’ATO della somma di 1.216.000 euro.
E’ stata definita una tegola tra capo e collo nell’ultimo Consiglio Comunale ed in effetti lo è in quanto il pagamento va fatto e presto. Assai meno vero che nessuno si fosse accorto che quella tegola sul tetto era instabile e che avesse potuto, prima o poi, anche staccars,i come di fatto è avvenuto. Ora la Giunta Comunale, avendo l’avv. Fantini, “già procuratore costituito del Comune“, comunicato che esisterebbe “la sussistenza di fondate ragioni, di rito e di merito, per proporre reclamo avverso il predetto provvedimento cautelare” ha deciso di proporre il reclamo.
Auguriamoci che abbia ragione e che le motivazioni siano veramente più fondate delle prime perché oggi come oggi di certo vi è solo la delibera n.141 del 16 maggio 2016 con cui, al calderone di ciò che si deve già pagare, si stanno aggiungendo altri 2.500 euro oltre il rimborso forfettario per cassa di previdenza, IVA e spese non imponibili documentate. Insomma circa 4.000 euro da corrispondersi al professionista da incaricarsi.