Teatro Romano di Lecce lunedì 4 settembre e mercoledì 6 settembre
Ultimi due appuntamenti per “Mitika”, rassegna del teatro classico organizzata dall’associazione “Aletheia Teatro”, diretta dall’attrice Carla Guido, e sostenuta dal Comune di Lecce. Lunedì 4 settembre alle 21, presso il Teatro Romano di Lecce, di scena infatti “Orestea” di Eschilo, per la regia e drammaturgia di Giuseppe Argirò, con Massimo Reale, Cinzia Maccagnano, Maurizio Palladino, Maria Cristina Fioretti, Silvia Siravo, Alberto Caramel, Silvia Falabella.
L’ “Orestea” sancisce non solo la nascita della storia teatrale, ma della messa in scena come specchio della civiltà. L’archetipo dell’eterna lotta tra il maschile e il femminile si concretizza in un conflitto universale tra matriarcato e patriarcato, materializzandosi nelle figure di Clitennestra e Agamennone. Le solitudini dei diversi personaggi trovano conforto nella scrittura sublime di Eschilo.
Il conflitto degli opposti inconciliabili esplode in una sequenza di omicidi parentali che sembrano affollare le cronache contemporanee. Si intrecciano così vendette ed esecuzioni sommarie che anticiperanno, grazie al futuro teatro di Seneca, le più buie atmosfere shakespeariane. La drammaturgia eschilea è viva e di forte impatto emotivo, in virtù di una scelta stilistica condivisa con un cast di attori straordinari che prosciugano il testo, privandolo di ogni retorica.
Il coro, testimone degli eventi, è composto da due elementi che rappresentano la comunità di Argo: il vecchio, depositario della memoria collettiva, e la giovane, che nutre ancora speranza per il ritorno del re dalla terribile guerra di Troia. Agamennone e Oreste sono impersonati dallo stesso attore, traslando ciò che avviene normalmente con Elettra, che assume su di sé la memoria del padre. Questa volta è il figlio a rivestire le sembianze paterne, realizzando la vendetta e precorrendo Amleto, come sintetizza Pirandello nelle pagine de “Il fu Mattia Pascal”.
Cassandra ci appare come una visionaria, dilaniata dalle bugie delle visioni, che preconizza un futuro di devastazione adatto a uno scenario postbellico.Il linguaggio si mantiene alto e viene volutamente contaminato con reviviscenze dialettali solo in occasione dell’arrivo del Messaggero, che evoca scenari bellici e definisce così la condizione del reduce.
L’ultima parte dello spettacolo si concentra sul mito fondativo della democrazia, consegnata da Atena all’intera umanità. La parola “teatrale” definisce così il passaggio dallo stato di natura allo stato di diritto, affermando la condivisione della norma come fondamento del vivere civile.La scena racconta la vita e supera così l’imperfezione degli esseri umani.
“Il Pomo della discordia”, spettacolo scritto e diretto da Cosimo Guarini e interpretato dagli alunni della III A del Quarto circolo “Sigismondo Castromediano” di Lecce (inizio spettacolo ore 20.30).
Come spiegare il Mito ai più piccoli? Come far comprendere loro i luoghi antichi dedicati al Mito, far percepire cosa sia la rappresentazione del Mito stesso?Su queste domande interviene la “Compagnia dei bambini” di Scenastudio con la messinscena del “Pomo della discordia”, appuntamento interessante sia dal punto di vista pedagogico che culturale: il Mito attraverso gli occhi dei bambini, protagonisti assoluti sia nell’orchestra che sui gradoni del Teatro Romano.
Uno spettacolo “misto” tra passato e presente, musiche antiche e moderne, ambientazioni in stile jazz, western e liriche, con tanto di tenori e soprani e un messaggio finale di speranza per un mondo di pace: alle nozze di Teti e Peleo, piuttosto inattese, sono invitati tutti gli dei tranne Eris, che però arriva ugualmente alla festa portando con sé una splendida mela d’oro da dare in dono alla piu’ bella di tutte le dee presenti. Atena, Era ed Afrodite cominciano a reclamare il pomo per sé, rivendicando il primato ognuna alla propria avvenenza. Zeus ordina che ci si affidi al giudizio del più bello tra i mortali, il giovane Paride. Da questo alla guerra di Troia, come è noto, il passo è breve.