Si tratta di un debito con la Hera Com. Circa mezzo milione di bollette di energia elettrica non pagate. Qualche dirigente sta giocando scorretto?
Galatina – Oggi, 26 settembre, alle 16.30 ci sarà il Consiglio Comunale. Molti gli argomenti di spessore e pertanto si prevede una accesa dialettica politica. Trattasi comunque di argomenti di pretta competenza consiliare per cui giusto che opinioni diverse si confrontino e magari si scontrino anche.
Al primario ordine del giorno si è però aggiunto, in un secondo momento, un argomento la cui tempistica e materia, per il fatto di ritrovarla tra gli argomenti in discussione dell’assise consiliare, lascia sconcertati.
Sconcertati principalmente perché l’argomento non è di competenza del Consiglio Comunale e non capiamo il motivo per cui il Presidente del Consiglio lo abbia inserito in tale contesto come non capiamo il perché il Collegio dei Revisori dei Conti abbia voluto esprimere il proprio parere favorevole su un argomento in cui non è richiesto, anzi non avrebbe dovuto metterci naso proprio perché un argomento non di Consiglio Comunale. Magari lo avrebbe potuto fare in un secondo momento in sede di relazione al bilancio comunale.
L’argomento, come ribadito dalla Corte dei Conti, è di pertinenza di determinazione dirigenziale poiché trattasi di una transazione e non di un riconoscimento di debito fuori bilancio per il quale, invece, la legge prevede l’approvazione del Consiglio.
Per maggior chiarezza per il lettore illustriamo sinteticamente i fatti. Il debito fa capo ad inadempienze contrattuali da parte dell’Amministrazione Comunale nei confronti della ditta Hera Com, erogatrice di luce e gas per gli Enti Pubblici. Molte bollette non sono state pagate alla azienda fornitrice e non trattasi di “conguagli non pagati” come riportato in delibera.
Non possono essere conguagli bollette bimestrali anche di 2-3 mila euro. Al massimo possono essere tali quelle di importi inferiori ai cento euro. Delle somme non pagate, che ammontano ad oltre 400.000 euro Iva esclusa, l’Hera Com dopo aver chiesto invano il soddisfacimento del suo credito ha fatto ricorso al Tribunale di Lecce che gli ha riconosciuto il diritto di essere soddisfatto delle sue pretese.
Ragioneria ed Ufficio Legale a questo punto si sono mossi ed hanno cercato di ottenere un accordo transattivo che limitasse il danno ed in parte è stato ottenuto perché L’Hera Comm ha aderito alla richiesta transattiva rinunciando agli interessi commerciali. Resta da onorare capitale e spese di giudizio.
L’accordo prevede il pagamento di 114.500 euro il 30 settembre 2017, altri 114.500 il 15 novembre 2017 . I restanti 179.000 euro dovranno essere pagati in rate uguali in quattro anni suddivisi tra il 2018, il 2019, il 2020 ed il 2021. Trattasi di 44.756 euro per annualità.
Come si può ben capire non si tratta di riconoscere un debito fuori bilancio bensì di una transazione vera e propria e proprio in quanto tale non vi sarà alcun obbligo in capo all’Amministrazione Comunale di dare comunicazione alla Corte dei Conti. Forse il mistero di tutta la manovra sta proprio qui nella volontà di evitare un giudizio della Corte dei Conti che, pettegola e impicciona com’è, avrebbe anche stigmatizzato eventuali responsabilità.
È sintomatica in tal senso la delibera 132/2010 della sezione di controllo per la Toscana, che, nell’ambito della sua «Relazione generale sul fenomeno dei debiti fuori bilancio e linee di orientamento in materia» tra le altre precisa che «gli accordi transattivi presuppongono la decisione dell’Ente di pervenire ad un accordo con la controparte per cui è possibile per l’Ente definire tanto il sorgere dell’obbligazione quanto i tempi dell’adempimento». In ragione di ciò, «nel caso in cui l’ente a fronte di una sentenza esecutiva, voglia (…) pervenire ad un accordo transattivo, non si rende necessario il riconoscimento della legittimità del debito che peraltro risulterebbe contraddittorio rispetto al contenuto della volontà transattiva che si vuole porre in essere».
Sarebbe ora interessante sapere perché la Dirigente della Ragioneria Generale e dell’Avvocatura al posto di una sua determina stia cercando di coinvolgere Giunta e Consiglio Comunale. Sarebbe oltre tutto interessante sapere a quali utenze comunali fanno capo quelle bollette non pagate. Troppo riduttiva la definizione di “impianti di pubblica illuminazione” principalmente quando si intende coinvolgere altri soggetti in debiti che nulla hanno a che fare con il loro operato.