…Poi toccò a me dirla
Otto anni di differenza che a quell’età sembravano tutti, lei che cominciava ad uscire con la sua “compagnia” ed io in giro ancora preso per mano da mia madre per non correre il rischio di infilarmi sotto una di quelle poche macchine che passavano.
La finestra della mia stanza, si affacciava su quella del “salone” della casa della famiglia di fronte con cui i miei genitori erano legati da una profonda amicizia e anche noi figli non perdevamo occasione per stare insieme.
Era mia abitudine prima di infilarmi nel letto, dare un’occhiata fuori e quell’estate non ci fu una sola volta che non vidi filtrare tra le persiane quasi chiuse, le luci gialle di quel salone.
“Lascio la luce accesa” disse un giorno sua madre parlando del più e del meno con la mia, è come un segnale.
La luce spenta era il segnale che la tranquillizzava, che aspettava con ansia e che la faceva dormire davvero.
Era un segnale d’amore di una mamma.
Ed io invece, in attesa di crescere alle nove e mezza ero già a letto, i miei genitori anche, mia madre si alzava presto perché “non finiva mai”, mio padre doveva andare a lavorare.
Quella luce accesa durò tutta l’estate, con l’inizio della scuola si spense quasi insieme alle luci di casa mia.
Solo il sabato continuò a restare accesa ancora un po’.
Passarono alcune stagioni, ma a quella signora di fronte non passò mai l’abitudine di lasciare accesa la luce sino al rientro di “Giò” né perse mai l’abitudine, dopo una serie di raccomandazioni e prima di chiudere completamente la porta, di sussurrarle “ lascio accesa la luce”.
E salutava la figlia più grande che usciva con le sue amiche e i suoi amici in quelle belle serate d’estate che trascorrevano in allegria seduti su un muretto non molto distante da casa a raccontarsi sogni e avventure e intonare le canzoni più belle del “cantagiro” di quell’anno.
Anche io ormai grandicello cominciavo ad organizzare le serate con i miei amici, cominciavamo a progettare di trovarci la sera del sabato e uscire insieme, andare insieme da qualche parte, stare solo un po’ insieme, parlare.
E il tutto sempre nelle vicinanze di casa.
Quella volta era la prima che si usciva tutti quanti insieme di sera, ci sembrava quasi strano, era per noi una novità.
Io a dire il vero m’ero tirato più del solito, si andava a spasso da soli, forse avremmo preso una pizza o qualcos’altro così per festeggiare.
Quella sera vidi mia madre osservarmi più del solito, quasi spiarmi, poi quando ero pronto e le dissi che stavo uscendo, mi accompagnò alla porta e prima che la chiudesse dietro di me mi fece: “lascio accesa la luce” .
Io la salutai con un sorriso, quella frase già la conoscevo.
La ascoltai a lungo e volentieri, cercai di non fare mai troppo tardi per non far preoccupare chi già lo era.
Poi non la sentii più e quella frase mi mancò da morire.
Poi toccò a me dirla.