Trattasi della sede del Centro per l’Impiego. Ignorato completamente il decreto legge n.95 (spendig rewiew) del 2012 

palazzoCronaca/ di Redazione

Galatina – Assurdo, veramente assurdo possa succedere che una Dirigente si accorga solo dopo sei anni che abbiamo pagato, questa volta in buona compagnia (mal comune mezzo gaudio?), oltre 22 mila euro in più per l’affitto di un immobile in cui sono allocati gli uffici del Centro per l’Impiego.

Dopo sei anni la Dirigente della Direzione degli Affari Generali ha attivato, con propria determina (la n.528 del 17 aprile 2018), il procedimento per il recupero di 22.168, 59 euro per somme pagate in eccesso per il canone di fitto dell’immobile di cui in oggetto. Solo nel 2017 si è accorta dell’esistenza del D.lgs. n. 95 del 2012, (meglio conosciuto come spending rewiew) con il quale, al fine del contenimento della spesa pubblica ( ma a quanto pare non per la nostra Dirigente), aveva stabilito che con decorrenza dal primo luglio 2012 i canoni di locazione di immobili in uso agli Enti Pubblici subiscono una decurtazione automatica del 15% oltre al blocco dell’adeguamento dell’Istat annuale anche in presenza di clausole contrattuali difformi.

Per quel che riguarda il Comune di Galatina, Comune capofila del consorzio di Comuni che fanno capo al Centro per l’Impiego di Galatina, questo decreto legge è come se non fosse mai esistito sino al 2017 anno in cui, forse per  miracoloso intervento di S. Lucia o per altre motivazioni a noi sconosciute, la nostra Dirigente ha scoperto il decreto e chiesto l’applicazione con la rimodulazione di una fattura ricevuta nel luglio del 2017 che dagli originari 2.655 euro avrebbe dovuto essere portata a 2.256 per l’anno corrente, e poi in applicazione del precitato decreto legislativo ha chiesto anche la restituzione di quanto pagato in più dal luglio 2012 ai nostri giorni.

Poi, come già detto, dopo aver fatto, o fatto fare, i calcoli di quanto sia stato pagato in più dal 2012 ai nostri giorni ha disposto con la precitata determina di procedere al recupero di 22.168, 59 dandone comunicazione al proprietario dell’immobile.

Non sappiamo come finirà l’intera vicenda, nel senso se ci sarà uno strascico giudiziario oppure una pacifica soluzione, resta la gravità della facilità e della frequenza con cui si sono verificate e si verificano  queste disattenzioni e questi errori e di cui è costellata di esempi la storia politico-amministrativa della città in particolare nell’ultimo decennio.

Questa volta abbiamo fatto pagare i nostri errori anche ai Comuni del Consorzio che condividono con noi i costi di affitto dell’immobile, abbiamo costretto a pagare più del dovuto anche a loro. Cosa diremo ora a loro? Che siamo incapaci ed incompetenti ad essere capofila di una qualsiasi forma di consociativismo? Lo avevamo già ampiamente dimostrato con la presidenza dell’ATO. Oppure si sta pensndoa di far passare silenziosamente nel dimenticatoio la determina?

Ma principalmente dal 2012 al 2017 dove eravate? Cosa facevate oltre a comporre piani di performance e far firmare le delibere di liquidazione? Cosa direte ai colleghi dei Comuni consorziati che non hanno dirigenti dal costo annuo di quasi 100.000 euro ma non incorrono in questi svarioni?

Per concludere si sta procedendo ad eventuali recuperi in maniera uniforme per tutti gli immobili utilizzati in affitto dal nostro Comune? Ci risulta ci siano altri e la speranza oltre all’augurio è che il criterio sia stato univoco.