L’artista salentina interpreta il brano del cantautore salentino Mino De Santis.

Cronaca/ di Redazione

Il web, e soprattutto i social network, sono così, a volte prevedibili e scontati (come nelle più studiate campagne di guerrilla marketing) e a volte totalmente inimmaginabili, come nel caso di un video amatoriale ripreso un pomeriggio nel centro storico di Lecce. Simona D.C., occasionale spettatrice, in quel momento non poteva nemmeno lontanamente pensare che le sue riprese da lì a poco sarebbero state viste e apprezzate da quasi 2 milioni di persone.

Oggetto del video è un pezzo divertente e ben rappresentato tratto dallo spettacolo di una cantante e artista salentina, Lucia Minutello, accompagnata alla chitarra dal cantattore Pasquale G. Quaranta (in arte P40), mentre interpreta in maniera del tutto personale il brano “La zoccola” del cantautore Mino De Santis, anche quest’ultimo salentino.

Lo spettacolo di Lucia Minutello, che riprende anche il brano in questione estemporaneamente improvvisato nelle vie del centro storico di Lecce, ha per titolo “InCanti” e realizza un progetto narrativo, tra musica e brevi approcci dialettici col pubblico, sul tema della “identità”. Si tratta di una narrazione sulle costruzioni del genere, dal lato del genere “donna” e delle varie forme in cui la donna si pone nei confronti della vita e del vivere.

In particolare la performance si svolge attraverso una serie di personaggi femminili con tratti, vicende, sfumature diverse, che vengono descritti o che si presentano all’interno di brani musicali. Un percorso che si pone l’obiettivo di aprire domande sulla sospensione del giudizio, la messa in gioco e l’andirivieni nel rapporto tra i generi e le generazioni.

L’obiettivo è analizzare il concetto di “differenza di genere” con cui contribuire a ridurre il divario che sussiste tra i due poli in esame – maschile e femminile – andando invece ad ampliare in modo significativo le possibilità di confronto e di scambio comunicativo tra i due, grazie a descrizioni e visioni di storie autenticamente paradossali, dove i grovigli degli stereotipi sociali si liberano attraverso gli strumenti evocativi dell’affettività, del dolore, dell’autoironia, della comicità, a volte dell’autosarcasmo.