Rubriche/ Opinioni/ di Piero D’Errico

C’è fermento nel mondo.
Grandi cambiamenti, grandi spostamenti, emigrazioni bibliche, carovane in partenza o in arrivo.
Un fermento che divide, che spacca. Chi lo ritiene ricchezza, chi lo ritiene “invasione” o comunque pericolo.
Sono migliaia alla ricerca di nuove rotte, nuovi passaggi per arrivare alla meta o anche morire.
Sembrano scene già viste o almeno studiate sui banchi di scuola.
E’ un periodo in cui le culture si mescolano, i colori quasi si confondono, un periodo in cui convivono non senza difficoltà, benessere e povertà, il troppo e il nulla.
Quelle cose che succedono ogni mille e più anni, popoli che cercano nuovi spazi per vivere, nuovi luoghi per stare e popoli che non vogliono spostarsi un po’ più in là per fare un po’ di spazio, per dare un po’ di spazio.
Vivere questo periodo così rivoluzionario, così profondamente modificativo, vedere tanti popoli in marcia mi rattrista ma nello stesso tempo rafforza in me segnali di “umanità” che non sapevo di avere.
Impossibile frenare un mondo in movimento, lo si può rallentare o fermare solo un po’, poi riprende, trova nuove strade, nuovi sentieri tra neve e montagne, tra fiumi e deserti.
Alcuni ce la faranno, altri no.
Quelli che arriveranno, dovranno passare tra il silenzio assordante di chi si girerà dall’altra parte per non vedere e chi farà finta di non vedere.
Quelli che arriveranno dovranno attraversare sentimenti di odio profondo e sentimenti di umana fratellanza e amore verso il “diverso”.
Quello che sta succedendo riempirà le pagine di storia che, tra un po’ di anni, i nostri figli leggeranno e commenteranno.
Loro leggeranno anche la fine. Loro scopriranno se ha vinto o perso: l’ “umanità”.
Forse l’aiuto che io posso dare è troppo poco.
Posso solo scrivere, descrivere, cercare di arrivare a chi ormai è sopraffatto da un sentimento di “odio”.
Posso solo raccontare storie, le loro storie.
Per il resto, ho la speranza che tanti atteggiamenti che trovo in giro, trovino modo, occasione e forza per cambiare, per essere sostituiti.
Io ci provo, non sarò in linea con la moda del momento, di sicuro mi porterò dietro una scia di insofferenza e di indifferenza, ma io ci provo uguale e sono sicuro che non sarò mai contagiato da sentimenti differenti.
Io ci provo uguale, ci proverò sino ad annoiare, io non voglio che un domani non molto lontano, debba provare vergogna per le parole non dette o per quelle mai scritte.