Quella bimba non vedrà più il Natale. Quella bimba non sta dormendo.

Rubrica/PensieriParole/di Piero D’Errico

Sono le sette di sera quando apro il giornale comprato alle sette di mattina.
E’ stata una giornata movimentata, quelle giornate che precedono la festa più grande e più bella dell’anno: il Natale.
In giro è già festa, chiese aperte, presepi e luci colorate dappertutto.
Sul giornale, la solita politica inchiodata da mesi, i soliti problemi, le solite discussioni già sentite.
Poi mi è toccato leggere quello che non avrei mai voluto leggere.
Non si può morire di fame e di sete a sette anni tra il Messico e l’America.
Morire quando la meta è ormai vicina, quasi si vede, dopo aver percorso a piedi migliaia di chilometri.
Il sogno americano di una bimba che con il proprio genitore era in cerca di fortuna, si è infranto.
La CAROVANA si è fermata a piangere e l’America, almeno una parte dell’America, si è unita al pianto e al dolore della CAROVANA.
Finisce così la triste storia di una bambina che insieme al padre ha attraversato città e deserti senza mai dire “sono stanca”, la triste storia di una bambina che ha sofferto il caldo del sole cocente del giorno e il freddo tagliente della notte, che ha sofferto la fame e la sete senza mai lamentarsi. Solo un mondo crudele e disumano, può permettere ciò, un mondo che nel frattempo si prepara a festeggiare il Natale, il Natale che per quella bambina non arriverà mai più.
Un mondo tutto impegnato nei “preparativi” e che non ha tempo per accorgersi di chi a pochi passi chiede aiuto.
Un mondo in cui ognuno ama solo se stesso.
Fuori non piove più, un gruppo di bimbi è alle prese con una infinità di “botti” di Natale che fanno tremare i vetri delle finestre.
“Fate piano ragazzi, c’è una bimba che dorme ”.
Si, quella bimba sta soltanto dormendo.