Natale è mille cose insieme, Natale è tante cose.

Rubriche/PensieriParole/di Piero D’Errico

Il Natale è la festa che già alla fine dell’estate cominci ad aspettare.
Poi ti passa davanti e neanche la vedi e neanche ti vede. Non te ne accorgi.


Fai appena in tempo a dire: è arrivato Natale e il Natale è già sparito.

Sparito dietro panettoni rimasti ancora sotto l ‘albero, spumanti inesplosi o dietro tutte quelle luci colorate oppure tra i rami verdi di un abete che profuma di bosco.
Ti lascia sparsi per la casa i fiocchi dei regali, la carta che li avvolgeva e il biglietto con gli auguri.
In cucina c’è ancora il profumo della lasagna e tanta spazzatura da buttare.

Abbiamo infiocchettato anche i nostri sogni, poggiati là in mezzo agli altri regali.
Sono contenuti a stento nel pacco più grande, avvolto in una carta dorata con sopra stampata la figura di un simpatico vecchietto dalla lunga barba bianca.

Nella parte alta, al centro, un fiocco rosso annodato li tiene chiusi, non vuole farli uscire prima del giorno di Natale.
Sono “desideri”, sono quasi “sogni”. Si ! si realizzeranno di sicuro, E’ NATALE e il Natale è anche “speranza”.
Natale è una cartolina con un paesaggio innevato e una baita di legno illuminata tra le montagne.

Natale è l’immagine di camini accesi e scoppiettanti, Natale è sapore di famiglia unita, è la voce dei suoi canti, delle sue musiche, della sua poesia.
Natale è la sorpresa di qualcuno che arriva, di qualcuno che incontri e che quasi non riconosci più.
Natale mette in luce le contraddizioni più devastanti, divide a pezzi il mondo, Natale è lusso ed è miseria.

Natale sottolinea le differenze, ingrandisce le sofferenze.
Natale è l’attesa di chi non arriva, è ricordo di qualcuno che non c’è più, Natale è un pugno nello stomaco, non vedi l’ora che passi.
Natale è un giorno qualunque e la felicità degli altri mette ancora più tristezza.

Natale è tutto.
E’ una festa che rimarca la differenza tra chi può fare tutto e chi non può far niente, mette da una parte la povertà, dall’altro la ricchezza.
Nasconde nelle sue pieghe dolori che ritornano, vecchie ferite mai chiuse.

Natale è miseria e povertà, Natale è tristezza per la famiglia che è troppo lontana, Natale è mangiare quello che c’è e se c’è, è un aiuto che non arriva, è il pentirsi per un qualcosa che non ti dà pace, non ti dà serenità.
Natale è perdono, Natale è tutto.
E’ preoccuparsi per un lavoro che si perde o un lavoro che non si trova.
E’ malinconia, Natale è solitudine.

Chi organizza un viaggio intorno al mondo e chi è in viaggio per trovare un po’ di spazio nel mondo.
Natale è ipocrisia, l’ipocrisia di chi vedremo in questi giorni esibirsi in una serie di pagliacciate, di chi si farà fotografare con i soldati in missione, o in qualche centro di accoglienza tra bambini che lo abbracciano o tra clochard che dormono tra cicche e cartoni.

Che utilizzerà il dolore e la sofferenza degli altri per esibire la sua falsa umanità che durerà solo poche ore. Poi niente più.
Natale è questo. Natale è mille cose insieme, Natale è tante cose.
Potrei chiudere questa “lettera” con la solita frase già fatta:
BUON NATALE A TUTTI.

Oppure con quella frase con più effetto che mi era venuta in mente un attimo fa,
stavo quasi per dire:
CHE SIA NATALE PER TUTTI.
So che non è così.