Due vini salentini tra i primi dieci più consumati. Al secondo posto il Primitivo al quarto il Negroamaro pugliese con un aumento del 15%.

Rubriche/ Ricerche & Studi/di Coldiretti Puglia

Il colore rosso della terra di Puglia ricca di ossido di ferro e magnesio è in vetrina al Vinitaly su iniziativa di Coldiretti, di fronte all’ingresso principale Cangrande della Fiera di Verona, un suolo di natura argilloso-sabbiosa che dà al vino corpo ed elevato grado alcolico e caratterizza i paesaggi del tacco d’Italia dove si producono 28 vini Doc, 6 IGT e 4 DOCG.

A spingere il successo del vino italiano sono proprio le etichette “sovraniste” che occupano i primi dieci posti della bottiglie che hanno fatto registrare il maggior incremento dei consumi in valore durante l’anno, con 2 vini pugliesi nelle prime 4 posizioni. Nel tempo della globalizzazione, gli italiani – precisa la Coldiretti – bevono “patriottico” come dimostra il fatto che al secondo posto c’è il Primitivo pugliese (+21%) e al quarto posto il Negroamaro pugliese con un aumento del 15%.

La Puglia con 11 milioni di ettolitri di vino prodotti nel 2018 è tornata al primo posto della classifica delle regioni più produttive, seguita dal Veneto (10,3), dall’Emilia Romagna (7,8) e dalla Sicilia (5,8). Le quatto regioni sommano circa 36 milioni di ettolitri, ossia il 65% di tutto il vino italiano. Le esportazioni dei vini pugliesi sono cresciute nel 2018 del 7%, una conferma della grande dinamicità del settore.

Un ampio spazio innovativo all’insegna della biodiversità con tutte le diverse terre delle Doc e Docg  dove scoprire le nuove tendenze, i primati, le sfide e le curiosità del vino Made in Italy, con mostre, incontri e degustazioni, organizzati da Coldiretti, animeranno le giornate al Vinitaly.

Secondo uno studio della Coldiretti la raccolta di un grappolo alimenta opportunità di lavoro in ben 20 settori: 1) agricoltura, 2) industria trasformazione, 3) commercio/ristorazione, 4) vetro per bicchieri e bottiglie, 5) lavorazione del sughero per tappi, 6) trasporti, 7) assicurazioni/credito/finanza, 8) accessori come cavatappi, sciabole e etilometri, 9) vivaismo, 10) imballaggi come etichette e cartoni, 11) ricerca/formazione/divulgazione, 12) enoturismo, 13) cosmetica, 14) benessere/salute con l’enoterapia, 15) editoria, 16) pubblicità, 17) informatica, 18) bioenergie, 19) laboratori di analisi, 20) sostanze enologiche.

L’esercito del vino – rileva Coldiretti – spazia dai viticoltori agli addetti nelle cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse, di servizio e nell’indotto che si sono estese negli ambiti più diversi: dall’industria vetraria a quella dei tappi, dai trasporti alle assicurazioni, da quella degli accessori, come cavatappi e sciabole, dai vivai agli imballaggi, dalla ricerca e formazione alla divulgazione, dall’enoturismo alla cosmetica e al mercato del benessere, dall’editoria alla pubblicità, dai programmi software fino alle bioenergie ottenute dai residui di potatura e dai sottoprodotti della vinificazione (fecce, vinacce e raspi).