“La Rivincita di Ruga” è il progetto dell’ASL Lecce che appliche le tecniche del “pensiero snello” -Lean Thinking.
Cronaca/di Redazione
Quasi un minuto e mezzo in meno tra la chiamata al 118 e l’arrivo del mezzo di soccorso. E’ il risultato del progetto della ASL Lecce “La Rivincita di Ruga”, basato sull’applicazione della metodologia del “pensiero snello”-Lean Thinking alla velocità di risposta del sistema 118, presentato nei giorni scorsi in occasione della seconda edizione del LeanLab Puglia.
Il progetto lanciato dalla Regione Puglia, sotto la regia di AReSS, è il punto d’incontro e di confronto tra le diverse centinaia di operatori della sanità pugliese che si sono cimentati nel miglioramento dei processi assistenziali di unità operative o strutture.
Nel caso della ASL Lecce, le tecniche di Lean Thinking sono state già applicate una prima volta nel 2017, quando con il progetto “Farmaco? Just in time” si è messo mano ad una più razionale distribuzione di farmaci e dispositivi, accorciando i tempi di richiesta e invio tra il reparto di Rianimazione e la farmacia ospedaliera del “Vito Fazzi”. Obiettivo raggiunto misurando ogni singolo passaggio della catena e quindi eliminando duplicazioni e procedure errate o inutili, con un guadagno netto anche in termini di minor spreco di medicinali.
In questo secondo progetto, invece, gli esperti della ASL (tutor Maria Grazia Sanarica; gruppo di lavoro: Maurizio Scardia, Paola De Paolis, Daniele Prete, Daniele Antonaci e Giovanni Scalia) hanno puntato ad ottimizzare i tempi d’intervento del Servizio di Emergenza Urgenza 118. Un traguardo importantissimo, giacché molto spesso la rapidità dei soccorsi può salvare la vita delle persone.
Individuato l’obiettivo finale, diminuire il tempo tra la chiamata al 118 e l’arrivo del soccorso sul luogo dell’emergenza, si è passati all’analisi delle criticità e delle soluzioni, con un preciso target da centrare: scendere sotto i 19 minuti e 30 secondi, partendo da una media di 19 e 49 registrata nel periodo settembre 2017 – febbraio 2018. Si è cercato l’intoppo nelle pieghe dei cinque passaggi previsti, dalla chiamata d’emergenza all’elaborazione e assegnazione del codice, quindi all’attivazione del mezzo di soccorso, partenza del mezzo e infine arrivo sul luogo dell’evento. E’ stato perciò possibile incidere sul tempo di chiamata e invio del mezzo di soccorso, scendendo sotto i 2 minuti, grazie all’utilizzo di un’intervista standard da parte dell’operatore di Centrale, ma anche sensibilizzando gli operatori ad un maggiore utilizzo del tablet assegnato alle postazioni 118 per perfezionare le comunicazioni con la Centrale Operativa 118. Altri miglioramenti sono stati ottenuti intervenendo sulla valutazione dell’indice di concordanza, cioè sul rapporto tra valutazione del livello di gravità da parte dell’operatore di Centrale Operativa e valutazione effettuata dal personale che giunge sul luogo dell’evento. Inoltre, per abbattere tutti i tempi superflui si è preso a modello una postazione 118 con una performance “peggiore” e si è riusciti a minimizzare anche i movimenti del personale, in sostanza diminuendo la distanza da percorrere per raggiungere l’ambulanza.
Il lavoro di studio, raffronto di dati e di formazione degli operatori ha portato ai risultati sperati, visto che nel periodo di confronto, settembre 2018-febbraio 2019, il tempo d’intervento del 118 è sceso a 18 minuti e 20 secondi, ben al di sotto della soglia individuata come obiettivo. Tempo prezioso, recuperato limando percorsi e procedure, per riuscire ad offrire ai cittadini un servizio migliore e più efficiente. Del resto, per il 118 anche pochi secondi possono fare la differenza.