Rubriche/PensieriParole/di Piero D’Errico
Quando ancora mancavano una quindicina di giorni per la fine dell’anno scolastico, iniziava il conto alla rovescia.
Si respirava già un’aria di festa, c’era intorno quel “friccichio” che fa vedere tutto con più gioia, con più pazienza, con più entusiasmo.
Tra qualche giorno si dormirà un po’ di più, non ci saranno compiti, doposcuola, ripetizioni e zaini da portare.
Ed io, addetto a portare e riprendere mio figlio da scuola, pur, tante volte, tra mille difficoltà, raramente mi era capitato di arrivare tardi.
Quella volta però si stava facendo tardi, impegni e traffico mi stavano rendendo difficile l’appuntamento all’uscita della scuola.
Non volevo non trovasse nessuno ad aspettarlo all’uscita.
Presi tutte le scorciatoie possibili, qualche sorpasso un po’ azzardato, qualche partenza con tracce dei pneumatici lasciate sull’asfalto ma ce l’avevo fatta anche quella volta. Anzi ero anche in anticipo.
Troppo poche le macchine ferme davanti alla scuola.
Il tempo di fermarmi in un parcheggio che sino a qualche giorno prima era impossibile, uno sguardo alla scuola “vuota e silenziosa” e in quel momento un ricordo: “la scuola è finita”. Così forte l’abitudine che più di qualche volta mi capitò di andare dritto all’uscita della scuola che nel frattempo “era finita”.
Quando raccontai il fatto, seguirono tante risate e altrettante prese in giro.
Forse per questo quando altre volte mi capitò, non raccontai niente a nessuno.
Resto comunque dell’idea di non essere solo in questa avventura.
Ripensare ora a quei tempi è incredibilmente bello.
Sono tratti di vita e di ricordi che restano stampati e che ti fanno toccare con mano il passare del tempo e degli anni.
Stupendo arrivare un po’ prima delle “TREDICI E TRENTA”, trovare la propria compagnia e parlare del più e del meno o parlare del nulla.
Eravamo lì davanti al cancello ad aspettare l’uscita, ognuno incastrato nel suo solito gruppo ad aspettare il suono della campanella, guardare l’uscita, vedere il proprio figlio, corrergli incontro, dargli un bacio e togliergli lo zaino da spalla.
Era lì che incontravi vecchi amici che non rivedevi da anni, era lì che ti capitava di incontrare qualche vecchia fiamma e magari tra qualche furtivo sguardo, capitava di sentirsi attraversato da antica gioia o antica rabbia.
E intanto un altro giorno di scuola era già passato.
Quasi sempre c’era da aspettare ancora qualche minuto, giusto il tempo che finissero di dirsi le ultime cose con l’amico del cuore o l’amica del cuore, poi via tra incidenti sventati e tamponamenti evitati, in slalom verso casa.
Attraverso i figli ripercorri la tua infanzia, ripercorri matematica e scienze, verbi ed avverbi, ripercorri le loro stesse paure, le loro stesse emozioni.
Conosci tutti i cartoni animati del momento, i pupazzi e le passioni, ti confronti con gli altri genitori sulla bellezza e sulla bravura di “ogni proprio figlio”, sulla loro bravura vuoi nel calcetto vuoi nel balletto.
Li abbiamo visti anno dopo anno crescere, togliere ed aggiungere problemi diversi e per ogni loro problema riuscire a trovare sempre una parola, una frase per addolcirlo. Ci siamo dispiaciuti per quel “sei” abbiamo esultato per quel “nove” e mentre loro crescevano, noi invecchiavamo.
Quando poi l’anno scolastico finisce e dietro di te si chiude il cancello nell’ultimo giorno di scuola, è come se l’anno scolastico fosse finito anche per te.
Buona estate ai vostri figlioli e buona estate anche a voi che come me avete fatto su e giù tutti i santi giorni.
Sarà per tutti una grande bellezza ricordare, da “grandi” quei giorni.
Straordinariamente belli e noi involontariamente giovani.
Sarà straordinariamente bello accorgersi che è cambiato il mondo, è cambiato tutto, abbiamo cambiato mille volte idee e versioni, siamo cambiati noi.
Straordinariamente bello accorgersi che una certezza non cambierà mai, e ancor più bello accorgersi che quella certezza durerà tutta una vita.
Quell’unica e sola certezza che ti convince che “ne è valsa la pena”.
E mentre questi pensieri sono in fila nella tua mente, pensi che in fondo la vita stessa è come un “anno scolastico”.
Comincia, ti apre un mondo davanti e poi come nell’ultimo giorno di scuola, un vecchio cancello scolorito e arrugginito, si chiude un giorno dietro di te.