“Niente buffet e sempre gli stessi pochi piatti”.
Cronaca/ di Ufficio Stampa Codici
Una crociera indigesta. È quella che ha trascorso una famiglia della provincia di Bari, partita in estate a bordo della Msc Meraviglia insieme ai nonni per una vacanza nel Nord Europa.
Un viaggio speciale, scelto perché offriva la possibilità di un menù senza le cosiddette “barriere alimentari” e che invece si è rivelato una profonda delusione.
“Madre e figlio sono affetti da celiachia e intolleranza al lattosio – spiega il Responsabile del Settore Vacanze di Codici Stefano Gallotta – da qui la necessità di evitare cibi contaminati. Su indicazione di Msc e dell’agenzia di viaggi è stata prenotata una crociera con la nave Meraviglia, descritta come la migliore per i servizi per i crocieristi affetti da intolleranze ed allergie alimentari”.
Il gruppo prenota così il pacchetto turistico a bordo della Msc Meraviglia, con imbarco il 6 luglio e sbarco il 13 luglio a Kiel, comprensivo di volo andata/ritorno Roma-Amburgo, per un costo complessivo di circa 7.000 euro, con tanto di spese aggiuntive per la trasferta nella capitale ed il relativo pernottamento.
Un prezzo più alto rispetto a quello della Msc Lirica, inizialmente scelta per la partenza nel vicino porto di Bari.
“Di fronte all’assicurazione di poter usufruire di pasti senza glutine, buffet dedicato e standard di sicurezza elevati – afferma il Responsabile del Settore Vacanze di Codici Stefano Gallotta – la famiglia ha deciso di fare un sacrificio economico.
Poche settimane prima della partenza, il servizio clienti di Msc ha confermato via email che una parte del buffet era dedicata ai passeggeri celiaci. Purtroppo, una volta saliti a bordo, c’è stata invece la brutta sorpresa. Gli unici pasti garantiti erano serviti in un solo ristorante, per giunta sprovvisto di buffet per celiaci, con i piatti ripetitivi e in buona parte esauriti negli ultimi giorni di crociera.
Le segnalazioni inviate per email, su invito della responsabile della reception, non hanno ottenuto riscontro, il reclamo inviato alla compagnia al rientro non è valso a nulla e così siamo stati costretti a portare la vicenda di fronte al Giudice di Pace.
Riteniamo, infatti, doveroso – conclude l’Avvocato Gallotta – che venga riconosciuto un rimborso adeguato per i disagi e il danno da vacanza rovinata, come previsto dal Codice del Turismo”.