Cronaca/di Redazione
Detto così sembrerebbe un ossimoro, ed invece lo è per davvero. A volte basterebbe avere il senso della misura, fermarsi al momento giusto ed invece si va oltre e si incasina tutto.
Prendiamo ad esempio l’ordinanza sindacale n. 134/2019 del 20 dicembre. Con essa si fa espresso divieto di accensione e lancio di fuochi di artificio, spari di petardi, scoppio di mortaretti, razzi ed altri artifizi pirotecnici in determinate zone della città nei giorni dal 24 dicembre 2019 all’8 gennaio del 2020.
Già detto così suona male anzi stona proprio. Non si può imporre una inibizione indicando in modo così generico e vago i luoghi in cui si può o non si può sparare un botto, specie se all’azione è collegata una sanzione pecuniaria che può essere anche sostanziosa.
Ne va meglio quando ampliano il concetto, il rammendo è peggiore del buco. “La pratica degli spari- scrivono nell’ordinanza- viene spesso effettuata su piazze, giardini, e parchi pubblici, nelle immediate vicinanze di scuole ed edifici dove sono collocati uffici pubblici, di luoghi sensibili quali (ospedali, cliniche, case di cura, comunità in genere, chiese) nonché rilevanti da un punto di vista architettonico e artistico (centro storico) provocando disturbo alla quiete pubblica e molto spesso anche situazioni di pericolo per la sicurezza è l’incolumità delle persone e danni al patrimonio artistico ed architettonico.
A questo punto fatta la dovuta prescrizione sul divieto di accensione, lancio di fuochi d’artificio, spari di petardi, scoppio di mortaretti etc….sarebbe stato il caso di fermarsi. Anzi sarebbe stato il caso di fermarsi ancor prima scrivendo al posto di quella nebulosa descrizione di luoghi un semplicissimo “in tutto il centro cittadino”.
Invece no. Si è voluto andare oltre. Non si vuole scontentare nessuno, sopratutto chi gestisce in città il mercato, pare assai lucroso, dei “botti” in città.
Ed ecco la boutade: “Nella definizione delle misure di prevenzione- viene scritto- occorre necessariamente contemperare diversi diritti ossia quello di tutelare la quiete (quando mai è stato un loro primario obiettivo) , la sicurezza pubblica e il patrimonio artistico e architettonico ma anche quello di permettere la vendita di quegli artifici pirotecnici che sono classificati come “libera vendita” autorizzati nel rispetto delle norme come per legge in forme di vendita esercitata sia in sede fissa che in forma ambulante”.
“Pertanto- conclude l’ordinanza- è necessario disciplinare solo l’accensione ed il lancio dei fuochi di artificio, lo sparo, lo scoppio di mortaretti ed il lancio di razzi in determinate parti del territorio comunale”.
Insomma la vendita non si tocca per il resto fingiamo di disciplinare. Date uno sguardo alle zone descritte come “zone rosse” e poi ditemi se in quella descrizione così vaga e generica non è racchiusa l’intero comprensorio abitativo. Una scuola, un giardino pubblico, una chiesa, la si trova ovunque pertanto per poter sparare un petardo bisognerebbe più o meno recarsi verso le zone delle masserie, ma anche in quei casi attenti non sia mai che lo scoppia del petardo faccia abortire per la paura qualche mucca partoriente.
La violazione del divieto previsto in ordinanza comporterà una sanzione amministrativa pecuniaria di un importo compreso tra i 25 ed i 500 euro. Beh che dire, confusione mentale a parte, è un provvedimento con cui concordo quantomeno per eviteremmo i soliti traumi ai nostri animali domestici. Secondo perché non si vedrebbero più le soliti frotte di bimbi “minchia” sparare botti in sequenza industriale sotto lo sguardo compiaciuto di mamma e papà.
Il problema è ora vedere, come al solito, se e come sarà fatta rispettare la prescrizione. Il problema è sempre stato solo e soltanto quello.