Individuati dalla Giunta comunale immobili da distribuire gratis all’associazionismo…o pseudo tale.
Cronaca/di p.z.
Ci sta poco da fare è sempre tempo di regali, badate bene non di saldi ma di veri e propri regali. Inutile vi stia a dire chi saranno i destinatari tanto sono facilmente individuabili. Alcuni hanno fatto addirittura la corsa contro il tempo per farsi trovare pronti.
Stiamo parlando di una reiterata genialità della nostra Giunta comunale. Hanno individuato, dicono sotto impulso di numerose associazioni che ne hanno chiesto la concessione, immobili comunali da adibire a tal fine. Immobili che, a lor dire non servono più per i fini istituzionale dell’Ente e che pertanto possono essere distribuiti gratuitamente al volontariato.
Noi siamo, checché voi ne pensiate, un Comune ricco, non abbiamo bisogno di riscuotere affitti dagli utilizzi che si fanno di S. Chiara, non ne abbiamo avuto neanche del Cavallino Bianco prima che iniziassero i lavori del secondo lotto. Sugli impianti sportivi comunali stendiamo un manto pietoso e non abbiamo neanche bisogno di mettere sotto torchio gli evasori. Figuratevi quindi se possiamo avere bisogno di un misero, simbolico canone di fitto per l’utilizzo di beni che son di tutti i cittadini e che solo l’arroganza di una classe politica miope ne dispone come fossero beni personali da utilizzare a proprio piacimento facendo ricadere i costi, o i mancati introiti, alla collettività.
I beni individuati, con la delibera n.305 del novembre 2019 da distribuire ai questuanti sono i seguenti:
Porzione del Centro Polivalente, sito in Galatina alla Via Don Bosco.
Museo dell’Arte Contadina, sito nella frazione di Santa Barbara.
Porzione di Palazzo Gorgoni, sito in Galatina alla Via Umberto I.
Porzione sede delegazione municipale, sita nella frazione di Collemeto.
Tutta roba abbastanza appetibile vero? Chi ne può usufruire?
Presto detto, se ce la fate a leggerli tutti. Sono esclusi forse soltanto associazioni di stampo mafioso, ergastolani e pedofili:
“Associazioni apolitiche, senza fine di lucro, iscritte all’Albo Comunale delle
Associazioni e che operano nei seguenti settori di attività: tutela del diritto
alla salute ed alla sicurezza sociale, promozione delle forme di aiuto e di
integrazione per situazioni di emarginazione e disagio sociale, a tutela dei
portatori di handicap o, comunque, di soggetti diversamente abili; cura o
promozione delle politiche familiari; tutela e valorizzazione dell’ambiente,
del paesaggio naturale ed urbano, di specifiche realtà locali; promozione ed
organizzazione di iniziative culturali, attività di conservazione, fruizione e
valorizzazione di beni e del patrimonio culturale, materiale ed immateriale;
promozione e produzione di attività teatrali, artistiche, musicali e
cinematografiche ed attività sociali, educative, formative; ricerca
scientifica,promozione della pratica sportiva e altre attività ludico ricreative; promozione e coordinamento delle iniziative in ambito giovanile;
promozione di altre attività di volontariato; promozione di altre iniziative di
interesse pubblico (a titolo di esempio, tutela dei consumatori, inquilini,
lavoratori dipendenti, autonomi o esercenti attività artigianali, industriali,
professionali ed agricole)”.
Per dare, poi, all’iniziativa una tonalità di alta di nobiltà di intenti hanno scomodato, cercandola con il lanternino, la più recondita giurisprudenza che giustifichi moralmente la gratuità.
Hanno reperito la Deliberazione della Corte dei Conti, sezione giurisdizionale per la Sardegna, secondo la quale “il principio generale di redditività del bene pubblico può essere mitigato o escluso ove venga perseguito un interesse pubblico equivalente o addirittura superiore rispetto a quello che viene perseguito mediante lo sfruttamento economico dei beni”;
la Deliberazione n. 87/2014/ della Corte dei Conti – Sez. Controllo Lazio, “che si è espressa favorevolmente in relazione alla possibilità che un immobile di proprietà comunale possa venire utilizzato a titolo gratuito per finalità di interesse pubblico, a vantaggio e a beneficio della collettività amministrata“;
infine la deliberazione n. 716/2012/ della Sezione regionale di Controllo per il Veneto, che precisa “che la deroga al principio generale di redditività del bene pubblico può essere giustificata solo dall’assenza dello scopo di lucro delle attività concretamente svolta dal soggetto destinatario di tali beni“;
Finita. E’ tutta qua la giurisprudenza nazionale a sostegno della nobiltà di intenti dei nostri amministratori a favore della gratuità alle associazioni di cui nessuna, neanche lontanamente a pensarci, avrà nei suoi pensieri e nella sua azione la ricerca di un pur minuscolo, minimo ritorno economico. Tutte, dico tutte ” svolgono la propria attività in settori connotati da una spiccata utilità sociale in quanto concorrono allo sviluppo della socialità e della Cultura nella sua accezione più estesa“.
Almeno così dicono loro. Io, al contrario ne conosco tante che fanno business a 360° ed usano l’associazionismo solo come paravento per non pagare un centesimo di tasse o per accedere ad agevolazioni pubbliche. Basta guardarvi intorno.