Cronaca/di p.z.
Atmosfera surreale. Quelle sedie vuote, bianche come il marmo di tombe cimiteriali, un’epigrafe impressa su ognuna di esse e poi quel grande vuoto tutto intorno che dava sgomento.
Non era la piazza S. Pietro delle grandi occasioni, bella, splendente, che amorevolmente accoglieva in un unico grande abbraccio le centinaia di persone assiepate.
Celata, ma tangibilmente presente, la rabbia dei pochi commercianti presenti in piazza in rappresentanza di tutti coloro che non hanno potuto esserci per rispettare ancora una volta le regole. Forse per l’ultima, prima che la disperazione prenda il sopravvento sulla rabbia se qualcosa non dovesse muoversi.
Non son mancate le passerelle di politici locali, provinciali e regionali. Ma non di quelle aveva bisogno questa gente. Aveva bisogno di fatti, di soluzioni, di interventi immediati prima che le serrande si abbassino definitivamente sulle loro attività imprenditoriali.
Il virus, il maledettissimo virus , i ritardi, le scelte sbagliate, l’effluvio di parole dei tanti pseudo esperti in cerca di visibilità mediatica e lauti compensi televisivi, hanno portato allo stremo la capacità di sopportazione di questa gente. Hanno visto nell’arco di due mesi crollare i sacrifici di tutta una vita.
“Dovesse essere necessario porteremo la nostra protesta anche a Roma e se per avere voce servissero 200.000 presenze saremo in 200.000”. E’ questo il messaggio che è stato fatto passare.
Fermamente intenzionati, quindi, ad avere risposte da parte delle istituzioni politiche locali e nazionali sulle misure che intendono adottare per fronteggiare la grave crisi economica abbattutasi sulle loro attività commerciali.
In particolare chiedono un taglio dei costi relativi a tasse, tributi ed utenze impossibili da sostenere dopo due mesi di chiusura.