Cronaca/Politica/di M5S

«Tra i doveri legati al nostro ruolo istituzionale c’è il rispetto della Legge e non dovrebbe mai ricadere sul nostro operato il sospetto di un coinvolgimento in questioni di illeciti o malaffare.

Bisogna fare al più presto chiarezza». Prende avvio da queste premesse la richiesta che nelle prossime ore i parlamentari 5 stelle salentini invieranno ai presidenti di Camera e Senato e al Ministro della Giustizia Bonafede, per chiedere delucidazioni sull’autorizzazione a procedere, da 10 mesi al palo, all’uso delle intercettazioni dell’onorevole Roberto Marti.
Un passo indietro. Marti, attualmente Senatore in quota Lega, è coinvolto in un’inchiesta avviata dalla Procura leccese per presunto voto di scambio.
«I fatti contestati risalgono al periodo in cui Marti era Deputato, prima in quota PDL, poi Forza Italia con Berlusconi, poi Conservatori e Riformisti di Raffaele Fitto ed infine Noi con Salvini -spiegano i portavoce».
«Il Senatore Marti, già assessore ai servizi sociali del comune di Lecce, è chiamato a rispondere delle accuse di abuso di ufficio, falso ideologico aggravato e tentato peculato, in concorso con altri imputati. L’inchiesta della Procura che lo coinvolge ha preso il via dalla sospetta assegnazione ad un elemento di spicco della Sacra Corona Unita di un immobile confiscato alle organizzazioni mafiose salentine.
Ebbene, a distanza di 2 anni dall’apertura del fascicolo di inchiesta – continuano – ancora non è dato sapere se il senatore sia coinvolto direttamente nelle accuse oggetto di inchiesta.
Per sciogliere questo nodo, di fatto, sarebbe necessario procedere con l’autorizzazione all’utilizzo delle intercettazioni che lo riguardano, captate per puro caso e già in possesso dell’autorità giudiziaria. Il 5 novembre dello scorso anno, alla Camera, la Giunta per le autorizzazioni ha stabilito che la competenza sulla decisione spetti all’attuale ramo di appartenenza dell’Onorevole Marti, ossia il Senato. A quel punto la Procura avrebbe dovuto inoltrare una nuova richiesta a procedere, indirizzata questa volta al ramo giusto. Invece, ad oggi, nulla si è mosso e tutto langue. Ci risulta – concludono – che nessuna richiesta, ad oggi, sia pervenuta alla Presidenza del Senato dalla locale Procura.
Per questo motivo – incalzano i parlamentari salentini – interpelleremo sulla vicenda direttamente i presidenti di Camera e Senato e il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Chiederemo di fare chiarezza sulla vicenda nel rispetto delle tante richieste pervenuteci dalla comunità locale e affinché il monito LA LEGGE E’ UGUALE PER TUTTI, che campeggia nelle nostre aule giudiziarie, valga anche per i parlamentari e non sia ridotto a un vuoto slogan».
Leonardo Donno, Iunio Romano, Cataldo Mininno, Barbara Lezzi, Diego De Lorenzis, Daniela Donno, Soave Alemanno