Rubriche/PensieriParole/di Piero D’Errico
E pensare che volevo diventare proprio quel che poi ero diventato, ero molto contento del mio “essere” del mio “io”.
Vivevo nel mio mondo che mi sembrava perfetto, in quel mondo dove avevo sognato a lungo quel “futuro invadente” che finalmente avevo.
E ora invece mi sono stancato di me e quasi quasi cancello il mio nome dall’agenda.
Guardarmi allo specchio tutti i santi giorni da anni, con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così. Che noia !!!
Mi sono stancato di me.
Perché ritengo che sbagliare è una “bellezza” e che ripetere più volte lo stesso errore, non imparare e neanche correggersi, lo è ancora di più.
Mi sono stancato di non capire la mia scrittura, prendere appunti, scrivere e poi non riuscire a capire neanche un rigo di quel che ho scritto.
Perché vivo all’inseguimento di quell’estate meravigliosa che non arriva mai e che forse neanche c’è.
Perché quando piove, preferisco bagnarmi piuttosto che uscire con l’ombrello.
E se qualche volta per l’insistenza di qualcuno esco con l’ombrello, lo dimentico nel portaombrelli del bar o del tabaccaio o in una qualunque altra parte.
E comunque torno a casa senza.
Mi sono stancato di sentire certi miei ragionamenti e addirittura mi capita spesso di contestarmi, di contestare vivacemente il mio pensiero già vivace.
Perché quando una cosa mi piace molto non la uso.
La conservo per non sciuparla e quando poi dopo del tempo, decido di usarla, mi sembra non essere più la stessa, mi sembra diversa, non più bella, non più
quella che avevo desiderato, forse sognato.
Perché non mi abituo all’idea che la vita un giorno si trasforma in morte.
Perché non riesco a lasciare bianca una sola pagina.
Perché a 20 anni cantavo “RIMMEL” e oggi dopo cento anni la canto ancora.
Perché sono stato in ritardo su tutto, anche a vivere la giovinezza.
Perché ho quasi sempre vissuto fuori tempo, tante cose sono arrivate troppo presto, tante troppo tardi, poche al tempo giusto.
Troppo presto per poterle apprezzare, troppo tardi per poterle disfare.
Mi sono stancato di me perché non mi sono laureato e perché l’ultimo libro che ho letto è stato: I RAGAZZI DELLA VIA PAL più di 50 anni fa.
Perché ho i capelli bianchi, che odio ma rispetto.
Perché sbaglio sempre a chiedere il consenso sulle idee, sui contenuti e non invece sui valori moderni, sui valori nuovi: clientelismo, ricatto, favore.
Perché non so suonare la chitarra e intonare canzoni d’amore sulla spiaggia di notte.
Avrei trovato il ritmo giusto e sovrapposto il suono delle corde della mia chitarra al rumore delle onde del mare.
Avrei affidato a quel venticello fresco, il compito di far arrivare sino alle case intorno, i suoni allegri o melanconici del mio repertorio.
Perché troppe volte mi dimentico di prendere quella mezza pastiglia la mattina per mantenere “la pressione” in linea con i tempi e le usanze.
E perché non sono mai stato da uno specialista per farmi prescrivere una cura che potesse alleviare la stanchezza che ho di me.
Potrei continuare all’infinito, ma per ora mi fermo qua e poi, che diamine, voglio mantenere la mia privacy.
Arrivati a questo punto, non so più cosa fare o meglio una mezza idea ce l’avrei. Mi tengo così, così come sono. Si mi tengo così.
In fondo è questa la vita, è come capovolta, quando non hai una lira hai tanto tempo, quando hai qualche lira non hai più tempo, o non hai più voglia. Preferisci conservare.
E’ vero, mi sono stancato di me, ma mi voglio un sacco di bene.
Voglio continuare la ricerca di una serenità che so di non volere.
Fare solo finta di cercarla, di bestemmiare per non trovarla, pur sapendo di non volerla.
Insomma mi sono stancato di me, ma non mi voglio cambiare, non voglio cambiare le mie abitudini, il mio “stile”, non voglio correggermi, voglio continuare a sbagliare e voglio continuare a stancarmi di me.
In fondo così come sono, non mi trovo poi così male.
Voglio continuare a stancarmi di me perché penso mi sarei stancato di più se non mi fossi stancato di me.