Cronaca/Politica/di Michele Scalese, Segretario Circolo PD Noha.
Sebbene in Italia la comunità lgbt stia da anni cercando di farsi spazio per ottenere i propri diritti, la sua battaglia continua ad essere impervia e piena di ostacoli.
E così continua la discussione incessante in Parlamento, per le strade, nei circoli, riguardo il tanto atteso ma allo stesso tempo, il tanto criticato “DdL Zan”. L’apice delle critiche mossegli contro, trova senso nella misura in cui secondo molti, il nuovo testo di legge possa limitare il diritto alla libertà di pensiero costituendo un “reato di opinione” per chiunque difendesse la famiglia eterosessuale o contestasse la comunità lgbt.
Tuttavia, in linea di massima oggi la propaganda d’odio razziale è reato, quella riguardante l’omosessualità no. E mi lascia stupito ancora una volta come si possa affermare che l’unione gay sia un “abominio” o “contronatura” o ancora “uno schifo”, senza incorrere nel reato penale, svuotandone la legge stessa.
È facile addurre allora come l’Italia tra gli Stati dell’Europa si caratterizzi per le sue posizioni tendenzialmente rigide e tradizionaliste, poco inclini all’apertura verso i diritti di tutti e soprattutto delle minoranze; e ciò che è più importante sottolineare, lo troviamo nel calderone partitico del Paese, in cui se il Partito Democratico ha appoggiato la proposta di legge Zan (PD), assieme ad una buona parte del M5S che si definisce “orgoglioso”, l’opposizione – guarda caso – continua a sfiduciare e a criticare aspramente l’operato a colpi di tweet e hashtag. Primi fra tutti Fratelli d’Italia che, amando così tanto le sceneggiate napoletane, si imbavagliano i volti nell’aula della Camera in segno di protesta. Una degna rappresentazione artistica se non fosse stato che, ad accompagnare la scena vi erano cori di voci aggressive nei confronti dei promotori del DdL “liberticida”, come è stato definito dalla sen. Rauti. Come al solito poi, Giorgia Meloni, aveva dato contro anche sui social, interrogandosi sul bisogno di una legge a tutela delle persone lgbt in un momento in cui l’unica priorità del Governo dovrebbe essere la situazione pandemica in atto. Peccato però, che anche in un contesto precario come il nostro, aggravato dal virus che continua a pesare sul sistema sanitario ed economico del Paese, continuano le aggressioni a singoli e coppie che vorrebbero amare liberamente.
Matteo Salvini invece è coerente col suo stile, vittimizzando la famiglia tradizionale e non perdendo l’occasione di ammonire i suoi fans, dicendosi contrario al carcere per chi sostiene che i bambini hanno bisogno di una mamma e di un papà. L’omogenitorialità è inconcepibile perché vista come un vezzo, un egoismo dell’adulto che vuole a tutti i costi farsi genitore a scapito del bambino. Ed anche qui occorrerebbe aprire la mente ma soprattutto il cuore, fornendo a lui e alla sua ciurma nozioni alla base di una sana convivenza civile, che risponde alla morale dell’amore. Da ciò che i miei studi universitari asseriscono, rifacendomi ancora a ciò che sono le esperienze e le storie in cui nel corso della mia vita mi sono imbattuto, esiste una differenza sostanziale tra ciò che si definisce generatività e ciò che rappresenta la genitorialità, sconosciuta evidentemente alla Destra pregiudizievole e ignorante. Due vocaboli tenuti insieme da una sottile, quasi impercettibile differenza; tutti possono generare, ma non tutti possono crescere la prole con le solide basi d’Amore dei caregiver (figure che accompagnano il processo di sviluppo psicofisico del bambino) nei confronti del figlio. E non v’è genere, nè età: tutto trova senso in un contesto che trasuda benessere fisico, psichico e sociale. Salvini però ne ha fatto una battaglia ideologica, e questo è molto grave, perché si parla di tante persone che ogni giorno vengono discriminate e fatte oggetto di violenza. La legge Zan concretizza dunque alcuni dei timori del centrodestra, come ad esempio la convinzione che conferendo diritti a determinati soggetti si tolgano automaticamente diritti ad altri, che istituendo una Giornata nazionale contro l’Omotransfobia si istighi all’omosessualità, come se ciò fosse una forma di plagio delle coscienze.
Un nesso da non trascurare è quello della Chiesa. Il dibattito clericale nelle questioni ha da sempre fatto parte del panorama politico, poichè molti movimenti cattolici a cui fanno riferimento numerosi esponenti del Governo, hanno fortemente influenzato le opinioni della società e della politica in merito alle tematiche dei diritti fondamentali dell’individuo e dello Stato. Ciò che non è chiaro, a nostro umile avviso, è quell’intreccio che si basa sul perché la politica continui ad oscillare tra il non considerare le posizioni della Chiesa, e utilizzarle per assolutizzarle, rendendole strumentali ai propri fini. È lecito che la Chiesa abbia una sua linea di pensiero ben delineata, ma al contempo lo Stato deve garantire un approccio laico al tema, così come previsto dalla nostra Costituzione. Nonostante la lotta all’omofobia sia stata intrapresa anche dalla Chiesa, sotto la spinta di Papa Francesco, l’ideologia gender non è ancora condivisibile dal mondo cattolico, e lo si deduce dal considerare i molteplici “no” della Chiesa come un passo indietro da parte del Papa. Da un’attenta analisi però, si evince come questa sia una strategia che mira al non snaturare il costrutto universale di Santa Romana Chiesa: il Papa è la Chiesa e la Chiesa non può non essere intransigente con ciò che rappresenta il suo stesso fondamento. Lo Stato, d’altra parte deve riconoscere i diritti in egual misura, evitando di nascondersi dietro la bianca veste del Pontefice, accusandolo di non concederli.
È importante, inoltre, che nelle scuole si insegni il rispetto verso tutte le persone a prescindere dalla loro etnia, dalla loro religione e dunque anche dalle loro condizioni personali, come orientamento sessuale e identità di genere. Partire da un luogo formativo come il contesto scolastico, significa dare riconoscimento e tutela a tutte le differenze, che è la premessa per una società più democratica, plurale e inclusiva. Questa è una legge che amplia lo spettro della tutela di tutte quelle vittime considerate maggiormente vulnerabili ed è per questo che è fondamentale sostenere queste battaglie soprattutto dai palazzi delle istituzioni, perché al di fuori di essi, fortunatamente, la società è molto più avanti della politica e la grande mobilitazione a sostegno della legge lo dimostra. Tutte le forme d’amore e di famiglia, come quelle omogenitoriali, vanno accolte semplicemente perché sono realtà e la realtà si riconosce, si accetta per ciò che essa rappresenta. Spetta a noi farla nostra!