Rubriche/PensieriParole/di Piero D’Errico
Benedetta nostalgia, quando sono in giro con mia nonna e passo davanti a una scuola o a una Chiesa, cominciano i ricordi e i racconti.
Oggi siamo passate davanti alla sua scuola, so già quello che mi deve dire, l’ho già sentito mille volte ma riascolto sempre volentieri perchè ogni volta aggiunge qualcosa, qualche particolare inedito.
E lei comincia.
“Ho ancora addosso gli stessi brividi, le stesse emozioni, le stesse paure. Ricordo, era un pomeriggio di giugno come ora più o meno, quando con ai piedi un paio di sandali, una gonna un po’ corta che faceva scatenare l’ira di mia madre, e una camicetta bianca andavo a vedere se nella bacheca della scuola erano stati esposti gli scrutini.
Ero al terzo anno del classico.
Incontrai un ragazzo che tornava da scuola e senza che io gli chiedessi mi fa: “ Sì, sono usciti, ma di te non ricordo.”
Quel ragazzo dopo un po’ di anni era suo marito. Mio nonno.
“Mi avvicinai lentamente, il mio sguardo si posò sul foglio con i nomi della mia classe.
Trovai il mio nome ed un voto esagerato che non m’aspettavo e che pensavo di non meritare.
Ricordo, feci un salto di gioia e la mia treccia bionda saltò più in alto di me.
Poi si andò a posare sulla mia spalla, al suo solito posto ed io presi la strada del ritorno.
Ce l’avevo fatta, avevo superato un’altra tappa della mia giovane vita.
Ero solo all’inizio mentre ora sono alla fine.
Mia cara Azzurra, si attraversa così la vita mischiando gioie e dolori “.
Mi chiama da sempre Azzurra ma non è il mio nome, mi chiama così per via dei miei occhi azzurri, ma a me piace.
Poi mi sento come tirare la mano: – nonna che c’è ? – le dico.
-“Niente amore, ero solo un po’ sovrapensiero” –
e ancora quella mia vocina – che vuoi dire ? –
“Vuol dire che è passato troppo tempo, troppi anni, ma tu non puoi capire”.
E poi mi racconta del suo modo di vestire, di camminare, la prima sigaretta, la prima assenza ingiustificata di gruppo, mi racconta del suo primo bacio del suo primo amore, di cinema e concerti.
E ogni volta rivive quei momenti, ricorda amicizie e compagni di giochi, di scuola e di vita.
E’ come se le passasse davanti un bel pezzo di vita e lei è contenta.
Mi fa: “ tra un po’ sarai già grande. Vivi la tua vita nel modo migliore, non sciupare neanche un attimo. Ne abbiamo solo una, soltanto una.”
Questo concetto me lo ribadisce sempre ad ogni occasione.
Mi racconta che alla sua età, la malinconia e la lacrima arrivano all’improvviso e anche per poco, un ricordo, un film, una canzone.
E poi mi parla di quella che lei definisce la bellezza della nostalgia, perchè ti fa rivivere, ti fa volare, tornare indietro.
“ Senti la voce dei tuoi amici, delle tue amiche, le risate e anche il pianto.
Ti fa ripercorrere i luoghi dell’infanzia e della gioventù, poi quando ti lascia ti ritrovi i capelli bianchi e una nipotina che ti prende per mano. La tua mente si è fermata, non vola più” .
La nostalgia o come lei la chiama, la bellezza della nostalgia, è la sua seconda vita.
Sono cresciuta, ho 16 anni, vado bene a scuola, “faccio danza” e amo mia nonna più di prima.
Non lo faccio spesso, come prima, ma appena posso, mi regalo una lunga passeggiata con lei, è ancora lucida, ha più memoria di me e ancora oggi le capita d’essere come rapita dalla bellezza della nostalgia.
La raccomandazione sempre quella: “vivi la vita con gioia, vivi la vita con amore ne abbiamo una soltanto. Qualunque cosa succeda vai avanti, il tempo chiarisce e sbiadisce, il tempo cancella o conserva”.
Che strano ho quasi 20 anni vado benissimo a scuola, faccio ancora danza e amo mia nonna all’infinito.
Mi è capitato oggi di passare davanti alla mia scuola elementare, non avrei mai immaginato di ricordare così bene il mio primo giorno di scuola, la gioia e le lacrime, mi sono sentita come avvolta per pochi momenti, in quella che mia nonna chiama “bellezza della nostalgia”.
Quella bellezza che ti dà la certezza di aver vissuto quei momenti.
Avevo mille cose da fare, dovevo correre ma non sono riuscita a passare davanti a casa di mia nonna senza fermami.
Mi sono fermata per un po’, lei è sempre lei, bella e intelligente, mi ha dato dei biscotti fatti da lei, mi ha preparato un caffè, mi ha parlato, parlato, parlato..
“Sei una nipote meravigliosa”, mi fa accompagnandomi alla porta mentre vado via di corsa e poi dal pianerottolo mi grida: tratta bene la tua vita.
Ed io: Sì nonna lo so, non ho che questa. Ma ora entra in casa, fa vento.
Poi mi allontano nel vento che all’improvviso s’è alzato e mi spinge indietro. Giro lo sguardo verso mia nonna e vedo lei chiudere la porta.
Mi chiamava Azzurra, oggi ho 40 anni non vado più a scuola e non faccio più danza, e nonna mi manca da morire.
Mi sono persa per un po’ nella strada dei ricordi e in quella ho incontrato il suo ricordo.
E’ stato come rivederla, come sentirla come vivere quei momenti, sono annegata in quella che lei chiamava: la bellezza della nostalgia e vi ho raccontato un bel pezzo della mia vita.
Il suono gentile del campanello di casa mi dice che è già passato mezzogiorno.
Corro ad aprire, è mia figlia, la piccola.
Si chiama AZZURRA.