“Considerare morto il mercato fieristico è in controtendenza rispetto alle analisi settoriali e al PNRR”.

Cronaca/di Gerardo Filippo

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) assegna agli enti locali un ruolo fondamentale nella fase di realizzazione operativa degli interventi previsti dal programma.

I comuni devono farsi trovare pronti non solo per quanto riguarda l’aspetto della visione strategica del proprio territorio, delle capacità progettuali e degli indirizzi gestionali messi in campo, ma anche per ciò che concerne le strutture burocratiche che in molti casi necessitano di urgente potenziamento. La velocità di spesa imposta dal Piano non ammette ritardi o tentennamenti, pena il subentro dei poteri sostitutivi nel caso di mancato rispetto degli impegni con conseguente messa a rischio degli obbiettivi del Piano.

Il PNRR elenca numerosi investimenti per i quali è espressamente previsto il coinvolgimento degli enti locali, in particolare alla Missione 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, alla Missione 4 “Istruzione e ricerca”, alla Missione 5 “Inclusione e coesione” e alla Missione 6 “Sanità”. Si tratta di molteplici possibilità di interventi che vanno dalla realizzazione di impianti di trattamento e riciclaggio dei rifiuti al potenziamento della rete di raccolta differenziata; dalla promozione dell’energia rinnovabile al rafforzamento della mobilità ciclistica e sviluppo dei sistemi di trasporto di massa; dagli interventi per la riduzione del rischio idrogeologico a quelli che riguardano la messa in sicurezza del territorio, l’adeguamento degli edifici, l’efficienza energetica e i sistemi di illuminazione pubblica; dalle attività di adeguamento e riqualificazione dell’edilizia scolastica alla realizzazione di asili nido, scuole per l’infanzia e potenziamento delle infrastrutture per lo sport; dalla realizzazione dei progetti di rigenerazione urbana e dei programmi innovativi sulla qualità abitativa alla realizzazione di infrastrutture sociali a sostegno delle famiglie, della disabilità e dei soggetti svantaggiati. Senza contare poi gli investimenti che riguardano i Fondi strutturali della programmazione 2021-27 e il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 2021-27.

Non è pensabile che questa fase così importante e complessa possa essere affrontata singolarmente dagli enti locali, senza una visione di insieme, in assenza, cioè, di un coinvolgimento geograficamente più ampio e di una programmazione tematica e territoriale condivisa. La Provincia è chiamata a svolgere un fondamentale ruolo di coordinamento. Ma sono i comuni ad assumere il ruolo da protagonisti nella realizzazione degli obbiettivi della programmazione, almeno per quelle misure nelle quali è espressamente previsto il loro diretto coinvolgimento.

Il modello della Città policentrica, già validamente sperimentato in passato, è la forma sulla quale si può puntare sia per la progettazione della strategia territoriale sia per favorire la velocizzazione della spesa, attraverso lo strumento di programmazione negoziata rappresentato dai Programmi d’Area Integrati di cui alla legge regionale 63/2017. Ciò vale soprattutto per quelle realtà territoriali che appaiono in ritardo sul piano della concreta cooperazione istituzionale e stentano a trovare soluzioni condivise. Tra queste voglio citare, per comprensibili ragioni di appartenenza, la città di Galatina con il suo hinterland che occupa geograficamente la parte centrale del Salento ed ha una sua omogeneità territoriale e culturale che stenta a mettere a fattor comune.

Galatina è stata per decenni il naturale punto di riferimento dei paesi limitrofi e di un più vasto agglomerato urbano. Oggi diventa fondamentale recuperare quella centralità che può costituire un acceleratore dello sviluppo non solo per la città ma per tutti i comuni del vasto hinterland. Per questo mi auguro che parta da Galatina una nuova stagione di intese territoriali e istituzionali, con il coinvolgimento degli altri comuni, delle associazioni imprenditoriali (commercio, artigianato, industria), dell’Università, degli Istituti di istruzione superiore e del partenariato sociale, con l’obbiettivo di dare vita, d’intesa con la Regione, ad un Programma d’Area Integrato (PdA) come strumento operativo di programmazione negoziata. Il PdA è uno strumento che, partendo dalle esistenti risorse antropiche, socioculturali ed ambientali, individua una serie di interventi “finalizzati alla valorizzazione di aree territoriali caratterizzate da peculiari situazioni economiche, sociali, culturali e ambientali, nonché di aree urbane per le quali appaiono necessari interventi rilevanti di riqualificazione o di recupero” (L.R. 63/17 art. 2).

Certo per farsi promotori di tale articolata iniziativa occorre probabilmente una inversione di tendenza rispetto a scelte che appaiono, a volte, isolazionistiche e rinunciatarie, come quella, ad esempio, di modificare parzialmente, la destinazione d’uso della struttura della Fiera di Galatina. Ciò non tanto per la scelta in sé, che contiene comunque qualche elemento di positività relativamente all’intesa con ARPAL per il nuovo Centro per l’Impiego, quanto per le motivazioni a sostegno della scelta, emerse dal dibattito consiliare, che considerano sostanzialmente morto il mercato fieristico e quindi cessata la vocazione fieristica per Galatina. Concezioni, queste, in controtendenza rispetto alle analisi settoriali e allo stesso PNRR dove, nell’ambito del capitolo 6.16 Turismo, è previsto un fondo di rotazione da destinare, tra l’altro, proprio al “rinnovo delle strutture espositive per le fiere”.

La stagione che ci apprestiamo a vivere sarà tanto complessa quanto decisiva per lo sviluppo del nostro territorio e per il futuro delle nostre generazioni. I pubblici amministratori devono essere capaci di guardare lontano.