Rubriche/Opinioni/di Luigi Mangia
Avere e seguire con intelligenza il tempo del cambiamento della scuola, è un compito serio e responsabile. La scuola del Terzo Millennio, dei “nati digitali”, non è quella che sostituisce la “biro” con il tablet, perché è molto più complessa. Bisogna disegnare gli spazi, a partire dalle classi, aperte ed ispirate alla pedagogia laboratoriale, dell’insegnare a fare, del lasciare fare, progettare per fare, scrivere e relazionare.
La scuola ha il ruolo di cucire lo strappo sociale causato dalla pandemia del virus, educando gli scolari a prepararsi verso quel grande processo di transizione sostenibile, in cui, l’obiettivo fondamentale è quello di realizzare una cittadinanza libera, responsabile, sostenibile ed inclusiva. Una grande risorsa, per il raggiungimento di questo traguardo, e per superare anche la piaga della dispersione (che in Italia è di 120mila studenti) dell’art. 3 della Costituzione. La scuola del ‘900 per la Costituzione è rimasta incompiuta. Tocca a tutti: al teatro, alle biblioteche, ai musei, ai centri sportivi e all’imprese, fare di più e meglio.
La D.A.D ha messo in evidenza i limiti e le difficoltà di studio, impedendo una corretta formazione, e limitando l’acquisizione delle competenze. La D.A.D, per gli studenti, si è ridotta ad essere meno studio, meno compiti, meno ricerca ed isolamento sociale. Ora, c’è chi pensa, fra gli intellettuali, di abolire il compito scritto per superare la crisi degli studenti e facilitare gli studi. Il populismo è stato il grande male della democrazia. In Parlamento siede ancora chi sostiene che: il Ministro dell’economia lo può fare una brava casalinga e il Ministro dell’Università e dell’Istruzione l’insegnante di sostegno. Per fare la “nuova scuola” serve più studio, più tempo a scuola, più responsabilità, più compiti e meno lamentele da parte delle famiglie per avere meno compiti.
Il compito scritto è una prova di verifica fatta a conclusione dello studio di una “tassonomia” programmata nelle diverse discipline e modulata su obiettivi cognitivi e formativi. Il compito scritto serve, quindi, sia per verificare i risultati, sia per l’autovalutazione dello studente, personale ed intellettuale. Il compito scritto quindi, serve molto per lo studente e poco al docente. Io, sono assolutamente contrario all’abolizione del compito scritto a scuola. La scuola serve per verificare giorno dopo giorno, la formazione socioaffettiva e cognitiva dello studente e viene certificata da prove.