Cronaca/Politica/di Comunicato Stampa
«È obiettivo del M5S trovare una soluzione, risultato del giusto equilibrio tra la tutela dello Stato in merito alla valorizzazione del patrimonio pubblico, la salvaguardia degli interessi dei consumatori a pagare il giusto prezzo per i servizi di balneazione, il diritto delle imprese a recuperare gli investimenti realizzati e, non da ultimo, la tutela dei lavoratori del settore.
Per questo siamo disponibili ad avviare un dialogo con le associazioni di categoria per costruire una soluzione adeguata a e non danneggiare nessuno».
È uno dei punti focali del discorso del senatore tarantino del M5S Mario Turco, già Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri nel governo Conte II e attuale vice presidente del Movimento 5 Stelle.
Una riflessione su più fronti quella che ha intavolato nel pomeriggio all’Hotel Tiziano di Lecce, invitato dalla Federazione Imprese Balneari per un confronto sulla recente sentenza del Consiglio di Stato che fissa il limite di proroga delle concessioni a fine 2023. Al suo fianco anche il deputato salentino del M5S, Leonardo Donno, membro della V Commissione (Bilancio, tesoro e programmazione).
«La sentenza del Consiglio di Stato – ha spiegato Turco – obbliga la politica e il Governo a porre fine ad un problema che si trascina da oltre 15 anni. Le continue proroghe succedutesi dal 2006, allorquando è nato il problema della Direttiva europea, non hanno fornito alcuna prospettiva di soluzione ma hanno rinviato sic et simpliciter la scadenza delle concessioni. Diversamente, la proroga concessa al 2033 dal Governo gialloverde è stata una “proroga tecnica”, ovvero strumentale a conoscere le concessioni esistenti, valutare il patrimonio demaniale e determinare l’impatto economico per le casse dello Stato. In quell’occasione il M5S ottenne come risultato la revisione dei canoni di concessione, irrisori sino a quel momento.
Per la prima volta dopo decenni di nulla, inoltre, la Legge di bilancio per il 2019 ha voluto tracciare un percorso per recepire la direttiva europea. A tal riguardo, nel corso dell’anno 2020 – ricorda poi il senatore – venne costituito un gruppo di lavoro per redigere un DPCM che doveva adeguare la normativa italiana a quello europea. Detto DPCM, prima della sua emanazione, fu trasmesso alla Commissione europea, con cui il Governo Conte II aveva iniziato una serie di interlocuzioni per giungere ad una soluzione. Successivamente, l’avviato percorso risolutivo si è interrotto per l’avvento della pandemia da Covid-19, a cui è seguita la caduta del Governo Conte II.
Adesso con la sentenza del Consiglio di Stato è giunto il momento di porre fine a questo stato di incertezza – conclude – Per questo, come Movimento 5 Stelle, siamo disponibili ad avviare un dialogo con le associazioni di categoria, come questo di oggi a Lecce, per costruire una soluzione adeguata a e non danneggiare nessuno. La Direttiva europea per il M5S ha sempre rappresentato una grande opportunità per un settore quello turistico, fondamentale e per l’economia italiana».
«Se si vuole affrontare con serietà e concretezza il tema delle concessioni balneari, alla luce della recente sentenza di Palazzo Spada, non si può che partire da un’operazione di trasparenza – commenta il deputato Leonardo Donno, al margine dell’incontro – per questo la Regione Puglia deve avviare da subito una mappatura delle attuali concessioni e rendere pubblico al più presto un report sui risultati di questo monitoraggio.
Non si può che partire da qui: dai dati di fatto. Un albo pubblico delle concessioni in essere – motiva – consentirebbe di capire, in primis, il rapporto tra spiagge pubbliche e private e avviare una riflessione su questo fronte.
Sarebbe poi opportuno rendere pubblica l’estensione dei lidi esistenti in relazione all’area concessa e, soprattutto, capire quali servizi siano resi in ogni tratto singolo di costa e da quanto tempo siano gestiti dallo stesso imprenditore. Interessante e giusto sarebbe anche capire quanto incassi lo Stato da questo tipo di attività.
Le paure dei titolari e gestori dei lidi balneari sono comprensibili – continua il deputato – il rischio che gruppi di medio-grande dimensione sbaraglino la “piccola” concorrenza è concreto. Ma, d’altro canto, bisogna anche ammettere che non si può confondere una concessione di demanio pubblico con una proprietà, da passare in consegna di generazione in generazione. Dunque le gare si devono fare e si faranno, ma è essenziale mettersi al lavoro sin da subito per stabilire come definire premialità ed eventuali penali. E questo a garanzia di una reale libera concorrenza, che garantisca a tutti i partecipanti pari opportunità, mettendo tutti in condizione di “sfidarsi” senza elementi pregiudizievoli a priori» conclude Donno.