Rubriche/Economia&Imprese/di Coldiretti Puglia
Con il rincaro dei costi energetici che si trasferisce sui costi di produzione nella filiera agroalimentare come quello per gli imballaggi si paga più la bottiglia che il pomodoro in essa contenuto.
E’ quanto emerso nel corso dell’incontro organizzato da Coldiretti a Foggia sulla gestione del lavoro in agricoltura, in collaborazione con l’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, a cui hanno partecipato Ludovico Vaccaro, Procuratore Capo di Foggia, Sebastiano Luigi Gentile, Presidente del Tribunale di Foggia, Fabrizio di Marzio, Capo area Giuridica Coldiretti, Romano Magrini, Capo area gestione del personale, lavoro e relazioni sindacali Coldiretti, Cataldo Motta e Colomba Mongiello, Componenti del Comitato scientifico Fondazione Osservatorio Agromafie, Bruno Giordano, Direttore Generale Ispettorato nazionale del lavoro.
“È necessario investire sul futuro competitivo delle imprese agricole, percorrendo insieme ai lavoratori l’unica strada possibile della crescita, tenendo conto dello scenario europeo. Le nostre imprese sono spesso penalizzate dai costi di burocrazia e lavoro, con una tassazione sul lavoro stagionale più alta che in Paesi come Francia e Spagna. Occorre rafforzare la catena della legalità in agricoltura, minacciata e indebolita dalle distorsioni lungo la filiera, dalla distribuzione all’industria fino alle campagne, dove i prodotti agricoli sono pagati sottocosto pochi centesimi”, ha detto Pietro Piccioni, delegato confederale di Coldiretti Foggia.
Sono 100mila gli operai agricoli impiegati nei campi pugliesi che danno vita al 22% delle giornate di lavoro in agricoltura sul totale nazionale – dice Coldiretti Puglia – un mercato del lavoro di grande valenza da tutelare. Non è rinviabile e derogabile l’operazione di trasparenza e di emersione, mettendo a punto un patto di emancipazione dell’intero settore agricolo in grado di distinguere chi oggi opera in condizioni di sfruttamento e di illegalità da chi produce in condizioni di legalità come dimostrano i 38mila immigrati assunti regolarmente in agricoltura.
A 5 anni dall’approvazione della legge sul caporalato, l’esperienza dimostra che la necessaria repressione da sola non basta ed è invece necessario – sottolinea Coldiretti Puglia – agire anche sulle leve economiche che spingono o tollerano lo sfruttamento, come il “caporalato bianco” che alimenta la insostenibile competizione tra prodotti italiani e stranieri, agevolati questi ultimi da forme di “dumping sociale e sanitario” che consente di ottenere il miglior prezzo possibile sul mercato.
Per questo occorre affiancare le norme sulla legalità e sui corretti rapporti di lavoro, anche attraverso una nuova trattativa sul rinnovo dei contratti di lavoro provinciali, all’approvazione delle proposte di riforma dei reati alimentari presentate dall’apposita commissione presieduta da Giancarlo Caselli, presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio Agromafie promosso dalla Coldiretti. Esiste un evidente squilibrio nella distribuzione del valore lungo la filiera favorito anche da pratiche commerciali sleali – insiste Coldiretti Puglia – nonostante il codice etico firmato dal Ministero delle Politiche Agricole e dalle principali catene della grande distribuzione, che avrebbe dovuto evitare questo fenomeno che spinge a prezzi di aggiudicazione che non coprono neanche i costi di produzione. Necessario tagliare la burocrazia a carico delle imprese per aiutarle a recuperare qualche punto di Pil – incalza Coldiretti Puglia – passando attraverso il pit stop della legge anti caporalato in tempi brevi e certi, uno strumento da non stravolgere, ma certamente da migliorare nelle parti che non hanno funzionato, prevedendo azioni comuni da intraprendere per far incontrare in maniera trasparente domanda e offerta di lavoro in agricoltura.
Il boom delle quotazioni per i prodotti energetici e le materie prime si riflette – sottolinea Coldiretti regionale – sui costi di produzione del cibo ma anche su quelli di confezionamento, dalla plastica per i vasetti dei fiori all’acciaio per i barattoli, dal vetro per i vasetti fino al legno per i pallet da trasporti e alla carta per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi. Il risultato è che, ad esempio, in una bottiglia di passata di pomodoro da 700 ml in vendita mediamente a 1,3 euro oltre la metà del valore (53%), secondo la Coldiretti, è il margine della distribuzione commerciale con le promozioni, il 18% sono i costi di produzione industriali, il 10% è il costo della bottiglia, l’8% è il valore riconosciuto al pomodoro, il 6% ai trasporti, il 3% al tappo e all’etichetta e il 2% per la pubblicità.
Una risposta tanto attesa e fortemente voluta da Coldiretti è arrivata con l’approvazione dal Consiglio dei Ministri in via definitiva, dopo il passaggio parlamentare, della direttiva Ue contro le pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agricola e alimentare e commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentari. Un intervento normativo fortemente sollecitato da Coldiretti per rendere più equa la distribuzione del valore lungo la filiera ed evitare che il massiccio ricorso attuale alle offerte promozionali non venga scaricato sulle imprese agricole.
Con il nuovo provvedimento – riferisce la Coldiretti Puglia – scatta lo stop per 16 pratiche sleali che vanno dal rispetto dei termini di pagamento (non oltre 30 giorni per i prodotti deperibili) al divieto di modifiche unilaterali dei contratti e di aste on line al doppio ribasso, dalle limitazioni delle vendite sottocosto alla fine dei pagamenti non connessi alle vendite fino ai contratti rigorosamente scritti. Si realizza così – precisa la Coldiretti – un percorso virtuoso finalizzato a garantire una equa distribuzione del valore lungo tutta la filiera.
L’approvazione delle norme contro le pratiche sleali nel commercio alimentare – conclude la Coldiretti Puglia – rappresenta una svolta storica per garantire un giusto prezzo ad agricoltori ed allevatori in una situazione in cui per ogni euro speso dai consumatori per l’acquisto di alimenti meno di 15 centesimi in Italia vanno a remunerare il prodotto agricolo.