Cronaca/di Galatina Altra.

Non appena superiamo Ponte San Giovanni, conosciuto simpaticamente dai galatinesi come Ponte Picaleo, si apre ai nostri occhi un orizzonte senza colori, ma con enorme potenziale ambientale e umano.

Lo spettacolo è sconfortante, un territorio abbandonato a se stesso e per giunta fortemente antropizzato, con neo-nate abitazioni ed altre in fase embrionale. Scucito dal tessuto urbano, quasi totalmente escluso per via
dell’unico accesso sottodimensionato che è il piccolo varco del Ponte e caratterizzato da uno stato di degrado ambientale e igienico-sanitario tipico dei Paesi sottosviluppati.

L’ossatura ruggine e cemento di un mercato boario che si teneva in questi luoghi molti anni fa, ora è deposito di attrezzature agricole di qualche contadino o fa da incetta all’incuria di stanchi cittadini che non hanno voglia di sposare neanche l’idea di un Ecocentro già funzionante e abbandonano, col conforto della scarsa illuminazione notturna, rifiuti di vario genere, tra cui pneumatici e materiale ingombrante.

A fare da corollario a questa bruttura, vi è la stazione di sollevamento dei liquami posta pochi metri più a nord. Le aree circostanti sono estremamente provate dalle emissioni odorigene di mercaptani, metano ed altri
composti derivanti dal sollevamento e degradazione dei reflui che giornalmente e continuamente giungono alla stazione per poi essere rilanciati verso l’impianto di depurazione di Soleto.

L’arrivo dei liquami provoca l’emissione di cattivi odori. Il problema, oltre ad incidere in maniera importante sulla qualità dell’aria, determina una qualità della vita dei cittadini certamente inferiore agli standard rappresentati da quelli cui è abituata la restante parte del centro abitato.

E pensare che nella stessa zona sono presenti due piccoli gioielli di storia rurale di Galatina: una chiesetta addossata allo stesso ponte ed un piccolo complesso masserizio con annessa un’altra chiesetta: due fabbricati
sottoposti all’attuale piano stradale e nascosti parzialmente da vegetazione infestante…

Proseguendo c’è quel che resta di un Quartiere fieristico incorniciato in un misto di asfalto, che giornalmente rovina le caviglie a poveri runners senza grandi alternative per potersi prendere cura del proprio corpo, e verde
che nasconde un tesoro dal valore altissimo: grandi blocchi monolitici, vere e proprie recinzioni di mura messapiche, pozzi e pile della stessa pietra (di fronte alla Masseria San Giuseppe)..

Nel libro dell’Ecclesiaste si legge: “Per tutto c’è il suo tempo, c’è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo”: oggi è arrivato il tempo di rinascere, di piantare, di guarire, costruire…