“Non ho voluto associarmi a chi è in grado di esclamare “che pezzi di m****” in una sede istituzionale, ne a chi minaccia di spegnere il microfono se decido di tirarmi fuori dal branco”.
Lettere/di Alessio Prastano consigliere comunale.
Sento il bisogno di condividere le mie riflessioni, purtroppo amare, dopo l’ultimo consiglio comunale. Il mio impegno di questi anni è stato animato da una passione, vera, sincera, forte per la mia Città, ma si è scontrato con una realtà che mi si è palesata fin da subito dopo la mia elezione: non è possibile esprimere un pensiero politico diverso da quello della Maggioranza.
In tutti questi anni, ho sempre evitato di sollevare polemiche che mettessero in difficoltà l’amministrazione, ricercando il confronto nelle sedi politiche e istituzionali ma ricevendo, a più riprese, sempre la stessa risposta: “Tanto i numeri li ho comunque”.
Non mi rimprovero nulla perché sono stati anni difficili, durante i quali l’Amministrazione, con una punta di opportunismo, ha perpetuato un proprio status quo contando sul buon senso di chi ha accettato che la priorità fosse affrontare l’emergenza pandemica. Che invece ha funzionato spesso da alibi per eludere argomenti molto più importanti e per accentrare scelte e indirizzi.
Sono trascorsi due anni di difficile convivenza e di mortificazione del mio entusiasmo, fino a dicembre quando ho scelto con convinzione di non sostenere più quest’Amministrazione che aveva rivelato il volto duro e aggressivo del potere che cercava di perpetuare se stesso senza che nessuno dovesse disturbare il manovratore.
Il mio abbandono, preceduto dalla fuoriuscita dal movimento in cui ero stato eletto, è avvenuto senza livore e con garbo istituzionale, non ho voluto associarmi a chi è in grado di esclamare “che pezzi di m****” in una sede istituzionale. Io non sono quella roba lì.
Eppure questa degenerazione è quella che è accaduta nell’ultima Assise Comunale e dimostra la pochezza politica di un’Amministrazione arroccata in sè stessa, incapace e spaventata da qualsiasi cosa si muova intorno.
Paure che hanno condotto all’isolamento di Galatina, per una classe dirigente che ha vissuto un proprio arroccamento che guardava con sospetto e diffidenza financo i comuni limitrofi.
Tutto è stato gestito senza guizzi ideologici o di visione del futuro, con una propensione alla gestione dell’oggi a testa bassa e senza alzare mai lo sguardo al domani. Direi anche con uno spirito pavido e passivo aggressivo.
Anni trascorsi a eseguire ragionieristicamente le prescrizioni di bilancio della giunta Montagna e del commissario prefettizio, senza alcuna visione su come migliorare l’economia per creare maggior gettito.
Iniziative imbarazzanti come una costosa mostra fotografica senza alcun riscontro in termini economici alla Città.
Iniziative incomprensibili, se guardate con innocenza, come l’affidamento dello IAT ad un’associazione di fuori Città, che vende souvenir e gadget a discapito degli stessi commercianti galatinesi.
Adottiamo uno stile nuovo e isoliamo i metodi discutibili di un Consigliere comunale che si permette di minacciare un collega, condanniamo un Assessore nominato a due mesi dalle elezioni, che non ha avuto nemmeno il garbo di relazionarsi con i volontari del Servizio Civile.
Cerchiamo di sorridere, anche se amaramente, ai goffi tentativi di intestarsi una foto della nostra bella Basilica da parte di Pugliapromozione anche se non se ne ha nessun merito ed anzi viene alla luce che, nonostante tanta bellezza, non si è in grado di parlare di una città ma solo di un dolce, con una propensione ossessiva che preoccupa.
Forse è questo il futuro che hanno cominciato a progettare; un futuro di mediocrità e arroganza.
Avevo bisogno di parlare liberamente, almeno qui non mi viene spento il microfono se decido di tirarmi fuori dal branco.
Nessuno mi potrà strappare la bellezza dei miei sogni e della mia passione.