Rubriche/Opinioni
Lettera di Fedele Congedo a commento dell’articolo, a mia firma, pubblicato il 19 maggio sul Sedile avente per oggetto il partenariato pubblico – privato con cui si intende gestire il Cavallino Bianco passando da un Avviso Pubblico teso a raccogliere manifestazioni di interesse. Questo il link dell’articolo a seguire la lettera di Fedele Congedo e la replica il link. https://www.ilsedile.it/galatina-cavallino-bianco-dal-cilindro-lillusionista-ha-tirato-fuori-il-coniglietto/
Caro Pietro Zurico,
Ti ringrazio per aver esplicitato nell’articolo l’apprezzamento rispetto al percorso partecipativo affidato a Mecenate 90, esperienza che ho avuto modo di progettare e coordinare, con la guida scientifica di Ledo Prato. Quanto svolto ha effettivamente identificato un patrimonio di numerosissimi contributi. L’esito, noto e pubblico, è un preciso e non confuso insieme di indirizzi in 16 punti strategici, a carattere decisionale, tali da identificare Il Teatro Cavallino Bianco come un epicentro della Comunità Educante e Creativa, a sostegno delle scuole, delle associazioni e degli operatori culturali del territorio, insieme connessi al teatro.
In questo quadro, scuole e comunità creativa promuovono la fruizione del teatro come spazio di empowerment e leva per lo sviluppo strategico a base culturale, della nostra comunità e del suo territorio. Questa natura, meglio dettagliata nei 16 punti, mi sembra in linea di principio del tutto coerente con l’istituto giuridico del Partenariato Pubblico-Privato. C’è ormai una letteratura, per quanto recente, abbastanza corposa, utile a rintracciare più che sufficienti motivi di serenità.
Il punto vero però non è solo questo. La sostanza è che in questo articolo sostieni l’inutilità del processo partecipativo. Consentimi di riflettere nel merito, avendo una qualche esperienza in materia di partecipazione pubblica in Italia. L’utilità di un processo partecipativo di una Pubblica Amministrazione è effettivamente questione rilevante. Il processo partecipativo diventa rilevante se assume le caratteristiche di un processo decisionale inclusivo, se cioè i suoi esiti determinano indirizzi decisionali espliciti.
Lasciando sullo sfondo altre utilità non marginali evidenti (la sensibilizzazione, la condivisione, l’incremento della cultura partecipativa e tematica dei singoli e della comunità), leggo la citata Delibera di Giunta Comunale n.130 del 04 maggio al punto 1. L’atto avvia “le procedure per provvedere alla gestione e valorizzazione del Teatro comunale Cavallino Bianco per mezzo della costituzione di un Partenariato Speciale Pubblico-Privato (PSPP) da individuarsi a seguito di Avviso pubblico, tra Enti e organismi pubblici, Soggetti privati e del Terzo Settore, sulla base di una proposta di pregio artistico culturale, coerente con gli esiti del richiamato percorso partecipativo e con le priorità dell’Amministrazione in materia di valorizzazione e promozione culturale.
”Esiste nella sostanza la rilevanza degli esiti del processo di Mecenate 90 nel conseguente comportamento decisionale della PA. Insomma, non sono soldi buttati e le idee, quelle di chi ha partecipato fatte proprie dalla PA, non sono confuse, ma precise. Stante questo quadro (in cui un processo partecipativo tecnicamente ben eseguito come da te riconosciuto è con evidenza anche decisionale ed inclusivo perché incartato con tutti i suoi esiti in una Delibera) sostenere che per un percorso di questa natura siano stati soldi buttati sembra più affermare l’idea che un’Istituzione Pubblica non dovrebbe a prescindere investire risorse nei percorsi partecipativi, ma decidere dall’alto, al più accogliendo o favorendo, per dovere costituzionale, l’esercizio della sussidiarietà.
Non credo caro Pietro Zurico che sia il tuo caso e soprattutto per questo non comprendo il senso dell’articolo, che dovrebbe al più sollecitare l’utilità di un approfondimento non occasionale della natura dei PSPP, peraltro altrove significativamente costituiti, per la valorizzazione di un bene di interesse culturale, prima di licenziare lo strumento come un esercizio di un mago maldestro.
Ti leggo da sempre come persona appassionata che osserva l’operare delle istituzioni, alimentando in questo modo il senso della cittadinanza attiva della nostra Città. Per questo, non credo che tu stia immaginando a prescindere l’inutilità dei percorsi partecipativi della PA e che tu possa ritenere più opportuno ed economicamente preferibile decidere lucidamente dall’alto, preferendo il governo chiuso al governo aperto.
Peraltro, la rilevanza dell’Open Gov per le scelte pubbliche e l’esercizio della progettazione partecipativa come pratica istituzionale permanente mi sembra un valore fondamentale, implicitamente o esplicitamente auspicato da tutti i candidati sindaci alle prossime amministrative: Marcello Amante, Sandra Antonica, Antonio Antonaci, Fabio Vergine giustamente lo richiamano, ognuno secondo la propria sensibilità.
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Caro Fedele Congedo,
trovo poco piacevole replicare ai lettori su Facebook perché ritengo non sia luogo idoneo per approfondimenti e/0 confronti. Avevi il Sedile a disposizione per inviare il tuo pensiero che come ben sai è sempre stato disponibile con chiunque per la pubblicazione di tutte le idee di qualsiasi natura e colore politico. Avendo tu preferito il social, pur facendo fatica, farò un’eccezione riservandomi però di pubblicare entrambe anche sul Sedile.
Rispetto le tue idee seppur di esse condivido poco. Con questo non voglio assolutamente affermare che le mie idee siano dogmi e le tue blasfemie. Sicuramente ci separa una diversa visione culturale della vita e della società in ogni suo risvolto sociale, economico e culturale ma la diversità è fattore indispensabile per il progresso di ogni collettività. Sulle idee ci siamo confrontati altre volte come ad esempio, se ben ricordo, sul progetto relativo alla riqualificazione dell’ex mercato coperto da adibire, tramite una costituenda società, in laboratorio e/o officina della bicicletta. A proposito che fine fece?
Ritornando al Cavallino Bianco vorrei però invitarti a rileggere il mio articolo sul Sedile sfrondando, però, il tuo pensiero dal pregiudizio che con l’articolo si sia voluto attaccare il tuo lavoro ed il finanziamento al tuo lavoro. Mi sembra sia stato scritto in maniera più che chiara. Non sono mai stato, credo ci siano evidenti prove in tal senso, per le scelte calate dall’alto, mai stato per il governo chiuso, mai per il palazzo ingessato su se stesso, sono anzi contrario, come nel caso specifico e come ho scritto, anche alla presenza ad ogni costo dell’Ente Pubblico in ogni risvolto della realtà economico sociale ricorrendo anche ad ibridi che, seppur realizzati in forme diverse, hanno spesso prodotto danni economici.
Ho scritto ad esempio che si poteva ricorrere al comodato d’uso per affidare l’utilizzo della struttura al soggetto gestore. Ci sono settori della vita sociale, culturale ed economica in cui è indispensabile la presenza del settore pubblico, in altri è necessario che l’Ente pubblico si limiti ad esercitare il solo controllo sul rispetto della legalità e dei protocolli. La strada del partenariato pubblico-privato ritengo sia un ibrido pericoloso alla stessa stregua di come lo è stato il contratto di Sponsorizzazione di alcuni impianti sportivi che per bene che sia andata ha prodotto 5.000 euro di danni all’erario comunale di spese legali da pagare.
Il Comune valuti le manifestazioni d’interesse che perverranno, aiuti a far nascere l’Ente gestore privato, stabilisca diritti e doveri, forma di governance (cosa assai importante) e poi si faccia da parte a meno che qualcuno non voglia continuare a pensare all’Ente Pubblico, come ormai da prassi, quale mammella sociale da cui attingere latte gratis ad ogni occasione utile a tal fine e spesso con amministratori compiacenti.
E questa è la mia preoccupazione principale sulla strada che l’Amministrazione comunale si sta accingendo a percorrere.