Rubriche/Opinioni/di Piero D’Errico

A Grillo va riconosciuto il merito di aver portato “l’inadeguatezza” anzi no, “l’incompetenza” al potere, portando tanti suoi colleghi degni più di un teatrino di oratorio,  a sedere in Parlamento.

Le cose che predicavano, non erano tutte da buttare, ce n’ erano anche di giuste ma la maggior parte erano farlocche, erano specchietto per le tante allodole che ci hanno abboccato.

Hanno cambiato idea su tutto non hanno fatto una bella figura, sono stati un “grande bluff”.

Un nutrito gruppo di “eletti per caso”, spesso senza neanche accorgersene, ha fatto vedere le cose peggiori, fra tutti il premio  va unanimemente riconosciuto a “Giggino o’ bibbitaro”.

Da napoletano verace, ha imbrogliato anche in politica, si è inventato sul finire, un partito fatto in casa più per continuare ad apparire che per motivare sostanza.

Personalmente non ho assolutamente nulla contro i “bibbitari” un mestiere come tanti altri che di sicuro fa onore a chi lo fa.

Anch’io quando non fui ammesso agli esami, per tutta l’estate andai a tingere termosifoni sotto l’occhio vigile e paziente di un mio amico più grande, ma successivamente tutto quel che ho avuto penso sia stato sempre proporzionale alle mie capacità, alla mia passione per ciò che facevo, non sono mai stato sopravalorizzato per capacità che non avevo.

A volte può essere anche “snob” da raccontare, quando per esempio qualcuno è diventato col tempo “qualcuno”, ha fatto fortuna.

Quel mestiere magari umile, svolto inizialmente,  ne descrive la partenza e ne descrive in contrasto l’arrivo.

Il tutto però quando si vive un percorso graduale di un miglioramento diviso in più tappe e in più momenti.

Ma non è il caso in questione.

E’ lui, Giggino,  il più presente e nello stesso tempo il più insultato, una infinità di video che scorrono in cui lui pontifica tutto ciò che poi non ha fatto.

Tanto da essere fortemente ridicolizzato e da far provare anche  a me un po’ di dispiacere.

Sui siti scorrono tutte le contraddizioni di quasi cinque anni e le cose dette e sconfessate, le cose dette e non mantenute ed ora eccolo là a concorrere per una poltrona sicura,  innamorato pazzo del potere espresso per suo tramite nel “nulla”.

E mentre scorrono si leggono frasi ingiuriose di chi in lui ci ha creduto in buona fede.

Sono stati peggio di quel peggio che volevano allontanare, volevano addirittura sostituire.

E la cosa peggiore è che le contraddizioni sono così reali da giustificare perfino le critiche peggiori.

Io non so se il solo pensiero che tutto quanto scorre in rete, possa essere letto da figli, moglie, genitori, li lascia indifferenti.

Non so se per fare politica bisogna perdere per forza, in simili occasioni,  anche la dignità, perdere l’onore che si deve dare ad ogni singola parola, ad ogni singolo impegno.

Provo invidia per chi ci riesce.

Se malauguratamente un brutto giorno capitasse a me non uscirei più di casa, mi sotterrerei da vivo.

Se mi vedesse mio figlio così ridicolizzato per tutte le cose dette   e per interesse ritrattate, mi vergognerei, e non basterebbe tutto l’oro del mondo a rendere sopportabile il perdere la faccia.

Ubriaca così tanto il potere da accettare d’essere ridicolizzati pur di rimanere attaccati ad una “poltrona”. ???

Caro Giggino, che ti costava chiudere in bellezza, salutare e ringraziare tutti per quel poco o tanto che hai dato e togliere il disturbo.

C’era proprio bisogno di cercare di trovare un modo per metterti  al riparo dalla scadenza del secondo mandato che per anni hai predicato con dubbia convinzione.

Avresti lasciato il segno di quanto la vita può essere generosa, avresti dato un segnale di speranza a quanti partono dalla tua stessa posizione.

E noi o almeno io, sarei stato disposto a perdonare tutte le tue sincere approssimazioni e la tua naturale inadeguatezza oltre al triplo salto mortale da “bibbitaro a ministro”.

Corri in TV Giggino, nell’orario di maggiore ascolto, ore 20, 30 e non con gli occhi di tigre che tanto piacciono al segretario Letta, ma con gli occhi di gatto che più ti donano, fai un bel discorso in cui racconti quanto di buono e quanto di non buono hai fatto, racconta delle cose che ti danno orgoglio e di quelle che non te   ne danno.

Racconta che per uno come te che partiva dal nulla, non è stato facile, che ti sei impegnato al massimo e che non sei riuscito in tutto ciò che speravi.

Che ritorni con un carico di esperienze, alla tua vita normale, più adatta e più aderente a ciò che sei.

Chiedi scusa per qualche parola in più detta “dal balcone” nella foga di un discorso o di un ragionamento, quelle cose che era stato meglio non dire e poi in coda al discorso annuncia il tuo ritiro dalla vita politica nel rispetto del limite del doppio mandato.

Io ti applaudirò.

Vivo solo in estate, d’inverno non ci sono per nessuno e se mai qualcuno vuol venire a trovarmi, deve suonare più volte.

Però d’estate vivo nel senso più stravagante della parola.

Ero a Capri sere fa, proveniente da Ischia, l’indomani mi sarei trovato da tutt’altra parte.

Era proprio tardi ed eravamo in giro per locali per quello che doveva essere l’ultimo biccherino, per un ultimo brindisi a  chiusura della serata.  

La piazzetta era strapiena.

Il brindisi finale doveva farlo una napoletana doc, io la mia   poesia  l’ avevo già recitata con successo.

Dicevo una napoletana doc che lavorava nell’ hotel dove stavamo noi e che quella sera s’era aggregata a noi caciottari di terza età.

Beh! io non so chi era il più brillo del gruppo ma penso che lei non era messa male e che non era neanche nelle ultime posizioni.

Salì sulla sedia barcollante e dopo aver fatto un brindisi a tutti i presenti in piazzetta e dopo aver fatto un altro brindisi a noi che eravamo occasionalmente la sua comitiva, concluse:

“faccio un  brindisi a Gigginu u bibbitaru”.

Dalla piazzetta si levò un applauso che sembrò non finire mai, e  fu così che quell’ultimo brindisi, diede a me che stavo seduto e mi ero già svegliato un paio di volte per il chiasso e qualche altro  paio di volte ero sobbalzato sulla sedia facendo finta  che non avevo preso sonno, dicevo fu così che quell’ultimo brindisi in quella romantica piazzetta illuminata dalla luna,  diede a me la pazza, pazza idea di scrivere questo pezzo..