Più imprese: con 4.356 nuove iscrizioni, a fronte di 3.211 cancellazioni, il saldo è di 1.145 attività in più.
Rubriche/di Osservatorio Economico Aforisma,
È un trend che si sta consolidando sempre di più per ridurre le tasse e non mettere a rischio il proprio patrimonio personale.
Aumentano ancora le società di capitali in provincia di Lecce (+4,51 per cento) e le altre forme societarie come i consorzi (+1,10 per cento) mentre diminuiscono le società di persone (-0,31 per cento) e restano quasi invariate le ditte individuali (+0,56 per cento). Il tessuto imprenditoriale si sta trasformando, dunque, verso forme giuridiche più complesse.
È quanto emerge dallo studio condotto dall’Osservatorio Economico Aforisma, diretto da DavideStasi.
Sono 18.916 le società di capitali e 6.034 le società di persone in provincia di Lecce al 31 dicembre 2022.
Il saldo della natimortalità delle aziende si conferma, complessivamente, positivo.
Si contano 75.616 imprese al Registro imprese della Camera di commercio di Lecce. Con 4.356 nuove iscrizioni, a fronte di 3.211 cancellazioni, il saldo è di 1.145 attività in più. Il tasso di crescita è dell’1,50 per cento.
In tutta la Puglia si contano 385.725 imprese al Registro imprese. Con 20.358 nuove iscrizioni, a fronte di 15.723 cancellazioni, il saldo è di 4.635 attività in più. Il tasso di crescita è dell’1,20 per cento.
“Il tessuto imprenditoriale – spiega Davide Stasi – si sta trasformando verso forme giuridiche più complesse, anche per non andare incontro a maggiori tasse e rischi. Tra gli svantaggi di una ditta individuale c’è la responsabilità illimitata del titolare nei confronti di creditori, banche ed erario. L’imprenditore è costretto a rispondere personalmente e con tutto il suo patrimonio personale, alle obbligazioni dell’impresa. Inoltre – aggiunge Stasi – la tassazione non è poi così favorevole (salvo per il regime forfettario) perché l’aliquota fiscale aumenta proporzionalmente all’aumentare del fatturato.
Oltretutto non avendo soci, tutto l’utile è imputabile solo al titolare che può troivarsi costretto a subire aliquote fiscali mediamente più alte. Il 2021 – ricorda Stasi – è stato un anno di forte ripresa su tutti i fronti. I principali indicatori economici hanno registrato performance straordinarie ma già da alcuni mesi pesano le tante incognite per il futuro, a partire dalle conseguenze imprevedibili che potrà avere la guerra ancora in corso in Ucraina.
Ma soprattutto il rincaro delle materie prime che ha fatto schizzare in alto l’inflazione. Per il 2023 i maggiori rischi per l’economia salentina restano legati proprio all’impennata dell’inflazione. L’entità del suo impatto su redditi, domanda aggregata e competitività delle imprese dipenderà dall’intensità e dalla tempistica con cui gli impulsi si trasmetteranno ai prezzi finali, in un processo sul quale influirà in maniera cruciale l’eventuale innescarsi di una spirale prezzi-salari. Il 2023 – chiosa Stasi – potrebbe vedere una contrazione del numero di aziende edili e della piccola manifattura”.