Cronaca/di Coldiretti Puglia

Si sta sviluppando via terra e per mare una sorta di ‘abusivismo energetico’ che mette a rischio l’agricoltura, la pesca e il turismo, una deriva che va fermata attraverso una attenta concertazione territoriale prima del rilascio di autorizzazioni per installare nuove foreste di pale eoliche, quando solo nel 2022 sono stati presentati al ministero progetti per parchi eolici galleggianti per poco più di 19 gigawatt.

E’ quanto denuncia Coldiretti Puglia, in relazione ai nuovi parchi eolici che saranno realizzati oltre agli off-shore nei mari delle provincie della BAT, Taranto di Lecce, oltre a quelli sul suolo nella terra del Primitivo tra Lizzano e Torricella, a Cerignola.

“È necessario salvaguardare le campagne e i mari per garantire la sovranità alimentare, fermando le speculazioni ed il consumo di suolo e le potenzialità marine con impianti fotovoltaici via mare e a terra che sono incompatibili con l’attività agricola”, denuncia Alfonso Cavallo, presidente di Coldiretti Puglia, nel sottolineare che occorre “concertare l’opportunità di installare queste mega foreste di pali eolici che rischiano di fare più danni che apportare benefici, prima di rilasciare le autorizzazioni. A rischio c’è la pesca e la mitilicoltura, il turismo che sconterebbe i danni dalla deturpazione del paesaggio e la Dop economy pugliese che produce 66 cibi e vini certificati DOP, IGP ed STG e vale 439 milioni di euro, con il comparto dei prodotti agroalimentari che pesa per il 7,3% e quello vitivinicolo per il 92,7%”, sostiene il presidente Cavallo.  

La flotta di 1.474 pescherecci ha un’età media di 38 anni ed è costituita per il 62% da scafi con una lunghezza inferiore a 12 metri – aggiunge Coldiretti Puglia – che è distribuita per il 68% nella GSA 18 e per lo più attrezzata con sistemi passivi, quando i 173 allevamenti di specie ittiche, registrati nell’Anagrafe Nazionale Zootecnica, sono per la maggior parte concentrati nella zona di Taranto e Foggia ed evidenziano una prevalenza verso la molluschicoltura (oltre l’80%).

E’ da rilevare che, nonostante la Puglia produca il 25% dell’energia eolica italiana e il 14% di quella solare, posizionandosi al primo posto per numero di impianti e per potenza installata di “nuove rinnovabili” – aggiunge Coldiretti Puglia – la quota di autoconsumo resta bassa, pari al 26%.

“Bisogna affrontare con senso di responsabilità il nodo della mancata individuazione delle aree idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili a fronte di una serie disordinata di iniziative avviate da fondi di investimento speculativi per quanto riguarda la localizzazione di impianti di grandi dimensioni, senza stabilire forme di coinvolgimento degli agricoltori, un caos decisionale che deriva dall’assenza di regole di governo del territorio che ha finito per partorire una sorta di abusivismo energetico, con un forte consumo di suolo e significativi danni collaterali ecologici ed economici”, insiste il presidente Cavallo.

E’ importante cogliere le opportunità che vengono dall’economia circolare dotando il Paese di una riserva energetica sostenibile attraverso un fotovoltaico “intelligente” che non consuma suolo fertile e una rete per il biometano, conclude Coldiretti nel sottolineare peraltro l’importanza in tale ottica di sbloccare la proroga degli incentivi al biogas e finanziamento degli impianti che hanno presentato domanda al Gestore dei Servizi energetici (Gse) per favorire la transizione ecologica, trasformando gli sprechi in energia, e di dire sì al digestato come fertilizzante per evitare di fare un favore alle multinazionali straniere.

La Coldiretti sostiene un modello di transizione energetica che vede le imprese agricole protagoniste attraverso, ad esempio, le comunità energetiche, gli impianti solari sui tetti e l’agrivoltaico sostenibile e sospeso da terra che consentono di integrare il reddito degli agricoltori con la produzione energetica rinnovabile, con una ricaduta positiva sulle colture e sul territorio, come nel settore del biogas-biometano che – conclude Coldiretti – ha conosciuto un’importante accelerazione verso la transizione energetica attraverso il riciclaggio di sottoprodotti e la riduzione dell’impronta ambientale e di carbonio, specialmente nella zootecnia.