Rubriche/di Piero D’Errico

Quell’estate mi trovò quasi sempre seduto davanti a un bar di fronte al mare con una  penna e dei fogli sparsi sul tavolo.

Pantaloncini corti, infradito dell’estate precedente e maglietta sbiadita che aveva ormai perso la sua elasticità.

Ero lì ad afferrare i “pensieri” che si affacciavano nella mia  mente prima che volassero via.

Non lontano da quel piccolo bar, una fontana d’ acqua perfettamente funzionante, quelle fontane di ferro, quelle di una volta.

E per me era come un monumento, mi dava ispirazione, stimolava ricordi della mia infanzia.

La fontana dove noi ragazzi andavamo a bere, a dissetarci dopo i giochi di strada o dove andavamo solo per divertirci.

La fontana dove noi dopo aver girato la manopola a lato, ci dissetavamo, ci rinfrescavamo e mai una volta che non ci bagnavamo la maglietta e non solo.

E allora ci mettevamo al sole per farla asciugare, meglio non farla vedere a casa.

Prima di mezzogiorno “ il carretto passava e quell’uomo gridava gelati” vendeva gelati sulle note di quella canzone.

Ed io che avevo appena superato gli esami di stato e aspettavo la cartolina per partire militare, cantavo solo lui, solo Battisti.

Di fronte a me si susseguivano le ultime onde di quell’estate, tutte diverse, tutte belle.

Il loro rumore era musica, era la musica che preferivo ascoltare.

L’ estate era quasi finita ed io ero ancora là ad aspettare l’ultima onda al confine con l’autunno.

A mezzanotte in punto, sotto un cielo stellato e una luna che si specchiava dentro a un mare fermo, arrivò l’ultima onda ed io presi la via del ritorno a casa.

L’estate aveva tutto pronto, stava per andare via, aveva preparato la sua valigia, aveva conservato il sole che le era avanzato, qualche stella da riparare e un pezzo di luna per illuminare.

Poi si era asciugata qualche lacrima e spinta da un autunno sempre più incazzato perchè “di me non parla mai nessuno”, sparì.

Sparì così quell’estate e si aggiunse alle altre già passate: “ne restano sempre meno”– pensai.

Il giorno dopo era autunno ma noi ci fermammo ancora al mare,  le scuole allora cominciavano ad ottobre inoltrato.

Ed ogni mattina che vedevamo i raggi del sole entrare dalla finestra, ci sembrava come se l’estate volesse continuare, non avesse voglia di lasciare.

Era uno degli ultimi giorni di villeggiatura in quel luogo di vacanza ed io sempre lì di fronte al mare a cercare di concludere quel racconto, quella storia, quella confessione.

A casa avevamo iniziato a sistemare le cose che dovevamo portare con noi, saremmo tornati con la macchina strapiena da lì a breve.

Quel brutto temporale fece il resto, ci portò a pensare che ormai la bella stagione era finita che dovevamo abituarci a nuovi ritmi, a nuove cose da fare e per un po’ la parola “mare” dovevamo metterla da parte.

Doveva proprio finire così, era segnato.

Quella mattina del giorno prima di tornare in città, nella fretta di prendere la penna per scrivere i miei pensieri, rovesciai la tazzina di caffè sopra i fogli scritti, meno male però che, tranne qualche parola, tranne qualche frase, ero riuscito a salvare quasi tutto il racconto.…..ma il bello doveva ancora arrivare.

Quella folata di vento fresco arrivò all’improvviso sul mio tavolo facendo volare via e sparpagliando per strada fogli e foglietti.

Tanti fogli, tante frasi, tante belle parole al sapore di sale erano lì sparse per strada e spinte dal vento si allontanavano sempre più prendendo dritte la via del mare. 

Qualcuno cercò di aiutarmi a raccogliere qualche foglio, ma il vento sembrava divertirsi, sembrava prendersi gioco di noi. Quando eravamo vicini, un soffio e via..

Le macchine che passavano in quel momento fecero il resto.

Di quanto scritto su tutti quei fogli, non ricordavo quasi nulla,   ero riuscito a recuperare solo l’ ultimo foglio, l’ultima frase, quella che avevo scritto per ultima, per il resto nulla.

Solo l’ultimo foglio con la sua frase finale:

Ci sarà un’altra estate !!

E il resto…..perso……???

Il resto è tutto ciò che avete letto sin qua.

Perdonatemi, non vi avevo ancora detto che stranamente avevo ricordato tutto, ogni parola, ogni frase e questo racconto è tutto  ciò che avevo scritto su quei fogli pieni di inchiostro e macchiati di caffè che erano volati via.

Era l’estate di tanti anni fa.