Rubriche/di prof. Luigi Mangia
Ha cancellato i rumori della natura con i rumori assordanti e spaventosi delle bombe della guerra. La guerra ha tolto ai bambini il cielo, il profumo dell’aria, il caldo del sole. Per i bambini in Palestina, vivere la vita è diventata una prova di un calvario del dolore impossibile da superare.
La guerra continua e per ogni giorno ci sono sempre morti. La guerra ha già fatto 20mila morti e 68mila feriti: ormai è un costo della società civile imperdonabile.
L’agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia, fa sapere che, la sua principale preoccupazione su Gaza, riguarda oltre 19mila bambini rimasti orfani, o soli, senza nessuno che si prenda cura di loro. Questa grave denuncia è stata fatta da Jonathan Crick, capo delle comunicazioni UNICEF della Palestina. Molti bambini sono stati trovati sotto le macerie delle loro case distrutte dalle bombe di cui molti hanno perso i genitori in particolare nella città di Rafah.
Altri babini sono stati trovati ai checkpoint Israeliani, negli ospedali, nelle strade, nelle piazze ridotte in cumuli di macerie. Sono tutti traumatizzati dalla violenza della guerra. Sono scioccati, dimostrano paura e i più piccoli sono incapaci di dire anche il loro nome. I bambini della palestina sono una generazione della guerra senza futuro, perché la guerra ha spezzato il loro tempo e ha distrutto la memoria dei volti e dei luoghi della gente. I nati della guerra sono senza casa, senza scuola, sono malati, senza acqua e senza pane. Sono senza maestri, orfani abbandonati al dolore. Non hanno più la scuola, hanno perso le parole, portano dentro il rumore delle bombe, vedono macerie e respirano l’aria acida della guerra.
La guerra rende impossibile l’educazione perchè cancella il tempo affettivo e cognitivo, rendendo difficile la formazione morale ed intellettuale della persona. Senza la scuola, distrutta dalla guerra, ma più ancora, senza la forza delle parole, è davvero difficile avere la crescita sociale dei bambini. La cultura non uccide mai, resiste e vince sulla guerra, ma mi chiedo: la cultura avrà la forza di educare e far diventare cittadini i nati di guerra, i quali in futuro forse non avranno neanche la terra dove vivere?
Israele infatti non vuole vincere solo la guerra, perché vuole occupare l’intera Palestina, liberandola dai palestinesi, dalla valle del Giordano al mare. È questo un disegno che trova radici nei millenni degli anni passati della storia. È urgente, serve un’immediata sospensione del fuoco.