Cronaca/Politica
Provinciali, tutto fatto.
Pronte le liste di consiglieri che formeranno la prossima assise provinciale e che accompagnerà il presidente (non soggetto ad elezione in quanto il suo mandato è ancora a metà) Stefano Minerva.
Le ultime settimane sono state particolarmente frenetiche per le segreterie provinciali che hanno anche tentato di presentare una lista unica, centrodestra e centrosinistra insieme, che individuasse i 16 consiglieri da eleggere, a dimostrazione di quanto questa “elezione di secondo livello” poco interessi ai partiti locali e di quanto non vogliano distrarsi con una campagna elettorale vera (seppur da svolgersi tra i consiglieri comunali) rispetto agli appuntamenti di questa primavera: Lecce su tutti.
Ricordiamo infatti che il Consiglio provinciale è eletto dai consiglieri comunali che votano nominalmente con una sola preferenza e il cui voto vale in modo ponderato rispetto alla popolazione del comune che rappresentano.
Questo sistema crea uno squilibrio a vantaggio dei comuni maggiori (soprattutto di quei comuni compresi tra i 30 e i 100 mila abitanti) a danno dei comuni con una popolazione minore.
In aggiunta, vanno considerate le proposte al vaglio del governo nazionale in virtù delle quali ci sarebbe la possibilità, nei prossimi mesi di ripristinare le elezioni “vere” per l’ente Provincia. Tutto ciò ha spinto al ribasso le attenzioni competitive verso le candidature e compattato le forze politiche salentine verso un listone unico.
La presentazione di un’unica lista però avrebbe avuto due controindicazioni: per essere valide le elezioni avrebbero dovuto vedere la partecipazione al voto di almeno il 50% più uno del corpo elettorale (la totalità dei consiglieri comunali del Salento, come detto) e l’impossibilità di procedere ad eventuali surroghe. Ricordiamo infatti, in merito a quest’ultimo punto, che, essendo un’elezione di secondo livello, si rimane in carica come consigliere provinciale fin tanto si rimane in carica come consigliere comunale e lo scioglimento di un consiglio comunale avrebbe di fatto comportato la decadenza e quindi la vacanza di quel seggio.
Tutte queste considerazioni sono state “brillantemente” risolte dalle segreterie politiche con la presentazione di due liste: la prima, quella di riferimento diretto del presidente Stefano Minerva, composta da soli 10 candidati (quanti cioè eleggerebbe in caso risultasse maggioritaria) e la seconda, quella di centrodestra, composta da 9 consiglieri. Di questa seconda lista, stando agli accordi politici tra le parti, dovrebbero essere eletti i primi 6 (di cui 5 uscenti, tutti uomini). Inoltre questa seconda lista garantirebbe, con quelle 3 candidature, la possibilità di surrogare eventuali consiglieri decaduti.
Un sistema di alta ingegneria elettorale, quindi, dal quale tutti ne escono vincitori (soprattutto tutti gli uscenti ricandidabili e ricandidati) e che vede la partita chiusa tra le segreterie politiche dei principali partiti provinciali.
Se poi si passa a ragionare un attimo sui nomi scopriamo che Galatina sarà presente con la candidatura della consigliera comunale Loredana Tundo, in quota CON di Alessandro Delli Noci, mentre risulta completamente assente l’attuale maggioranza di socialisti-leghisti che governa a supporto del sindaco Vergine.
Un’assenza che potrebbe essere anche stata causata dalla presenza della candidatura della Tundo; immaginiamo infatti che nell’accordo provinciale tra partiti si sia posta una sorta di opportunità a non candidare più di uno per ogni comune e, come detto, la candidatura della Tundo avrebbe di fatto stoppato ogni velleità degli attuali inquilini di maggioranza di Palazzo Orsini.