Rubriche/di Coldiretti Puglia

E’ l’albicocca la regina della biodiversità sulle tavole dei pugliesi con 10 varietà ‘schedate’ nel registro delle risorse genetiche assieme ai fichi e all’uva, davanti alle ciliegie con 9 varietà biodiverse, ma ci sono anche le pesche, le pere e le mandorle, in cima alla classifica del patrimonio biodiverso che la Puglia può vantare con 139 specie vegetali e 9 animali a rischio estinzione.

E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti Puglia che, in occasione della giornata mondiale della biodiversità che si festeggia il 22 maggio, ha stilato la classifica delle specie più presenti nelle abitudini di consumo dei cittadini, sulla base dell’elenco delle piante da frutto iscritte al registro delle risorse genetiche vegetali della Regione Puglia.

Un primato garantito dalla costante opera degli agricoltori custodi che hanno salvato dall’estinzione tante varietà che altrimenti sarebbero state abbandonate. Proprio per salvare il patrimonio agroalimentare Made in Italy un’azione di recupero decisiva – sottolinea la Coldiretti regionale – si deve ai nuovi sbocchi commerciali creati dai mercati degli agricoltori e dalle fattorie di Campagna Amica, che hanno offerto opportunità economiche agli allevatori e ai coltivatori di varietà e razze a rischio di estinzione che altrimenti non sarebbero mai sopravvissute alle regole delle moderne forme di commercio.

Un impegno capillare la cui punta dell’iceberg è rappresentata dall’arrivo sui banchi dei Sigilli di Campagna Amica, i 418 cibi antichi salvati dagli agricoltori italiani, grazie alla più grande opera di valorizzazione della biodiversità contadina mai realizzata in Italia. I Sigilli della biodiversità, censiti dall’Osservatorio sulla biodiversità istituito dal comitato scientifico di Campagna Amica – spiega la Coldiretti – sono prodotti rari che posseggono caratteristiche assolutamente preziose che il mondo contadino ha sapientemente custodito contro l’omologazione e la banalizzazione. In testa alla classifica dei prodotti salvati dall’estinzione ci sono ortaggi, legumi e cereali (il 44% del totale), seguiti da salumi e formaggi ottenuti da 55 razze tutelate (30%), frutta (16%), olio extravergine d’oliva e vino (7%) e miele (3%).

Tra i Sigilli della Biodiversità in Puglia si va dall’azzeruolo, piccolo frutto molto buono e gustoso ma poco conosciuto, viene chiamato “lazzeruolo”, azzarruolo, azzaruolo, alla capa di morte, conosciuta come chepe de murte” o “Grucciolo”, questo cavolo rapa caratterizzato per la parte inferiore che somiglia ad una grossa rapa, dal mugnolo, considerato il cavolo povero dei contadini, progenitore del broccolo, oggi in pericolo rischia di scomparire, alla sporchia, una pianta parassita delle fave, in quanto si alimenta della clorifilla proprio di quest’ultima, dolce con un retrogusto leggermente amara e i contadini – conclude Coldiretti Puglia – la trasformarono in cibo prelibato dopo averla riscoperta, fino allo sponzale, appartenente alla stessa famiglia delle cipolle, sono dei piccoli bulbi con un fusto verde commestibile.

A pesare sulla biodiversità tricolore ci sono però gli effetti dei cambiamenti climatici che oltre a maltempo e siccità hanno favorito nel nostro Paese la diffusione di insetti e organismi alieni che hanno causato danni per oltre un miliardo di euro nelle campagne, proprio a partire dai frutteti.

Si va dalla “cimice marmorata asiatica” proveniente dalla Cina che con le punture rovina i frutti, rendendoli inutilizzabili e compromettendo seriamente parte del raccolto alla Popillia japonica, coleottero giapponese che defoglia i vigneti e piante da frutto in parte del Piemonte e della Lombardia. E danni sta facendo anche la Drosophila suzukii il moscerino killer molto difficile da sconfiggere che ha attaccato ciliegie, mirtilli e uva dal Veneto alla Puglia. Le castagne hanno invece pagato un conto salatissimo per colpa – conclude la Coldiretti – del cinipide galligeno del castagno, il Dryocosmus kuriphilus, proveniente dalla Cina, senza dimenticare la Xylella, arrivata in Italia portata da piante tropicali giunte dall’America latina, che fino a oggi ha contagiato oltre 21 milioni di piante di ulivo.