Cronaca

Appello a tutte le istituzioni territoriali, comuni, province, regione, governo, ed altri organi competenti, soprintendenze, ecc. affinché sia ritirata in autotutela ogni autorizzazione già concessa e sia tutto sottoposto a inviolabile vincolo archeologico-paesaggistico!

Urge ora il ricorso al Presidente della Repubblica ed ogni altra strategia volta alla tutela del sito. 

Con il gruppo aperto “SALVAR gli Anelli di Arneo” abbiamo lanciato una petizione che si può firmare anche online per chiedere di tutelare massimamente il sito archeologico degli Anelli di Arneo in contrada Masseria Maramonti in feudo di Nardò (provincia di Lecce) nell’entroterra di Torre Lapillo e Porto Cesareo minacciato dal progetto di un mega impianto industriale fotovoltaico.

Petizione · SALVIAMO L’ “ATLANTIDE SALENTINA” SITO ARCHEOLOGICO: NO AL MEGA IMPIANTO FOTOVOLTAICO Lì – Italia · Change.org

https://www.change.org/p/salviamo-l-atlantide-salentina-sito-archeologico-no-al-mega-impianto-fotovoltaico-l%C3%AC

Rischiamo l’imminente assurda distruzione di un vasto sito di comprovata valenza archeologica (con evidenti testimonianze di insediamenti riferibili almeno all’Età del bronzo e all’Età del ferro), nonché tra i più iconici misteriosi e interessanti del territorio italiano pugliese e salentino: si tratta dell’ormai famoso sito dei grandi enigmatici Anelli concentrici di Arneo visibili dall’alto, che hanno il loro fulcro nel territorio di Masseria Maramonti, estendendosi poi ulteriormente nell’area circostante comprendente la Masseria con chiesetta di Santa Chiara, ecc.

Siamo nell’immediato entroterra di Torre Lapillo in feudo di Nardò (in provincia di Lecce) e nei pressi del borgo di Boncore, nella vasta contrada salentina di Arneo.

Nelle ultime settimane tutta l’area di Masseria Maramonti ha visto da parte del Consiglio dei Ministri l’approvazione scandalosa di un mega impianto fotovoltaico da realizzarsi proprio lì con tutte le sue ulteriori infrastrutture di supporto; si è decretato in maniera pazzesca “esito positivo” alla Valutazione di Impatto ambientale dell’impianto:

vedi https://va.mite.gov.it/it-IT/Oggetti/Info/8639 .

articolo di RaiNews https://www.rainews.it/tgr/puglia/articoli/2024/02/il-cdm-approva-tre-impianti-fotovoltaici-ad-apricena-san-paolo-di-civitate-e-nardo-fab43bc7-077a-4af9-a50a-36831ca2a77c.html

Una approvazione che ha de facto ignorato tutte le certificate valenze archeologiche del sito nonché delle antiche strade che conducono ad esso, confermate persino dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, nonché dalla Soprintendenza speciale per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (ufficio di livello dirigenziale generale straordinario del Ministero della Cultura Ministero per i Beni Culturali) che scrive in avversione al progetto:

L’intervento in oggetto si inserisce all’interno di un comprensorio territoriale caratterizzato da un patrimonio archeologico denso e diffuso per il quale i dati noti da bibliografia costituiscono solo una parte di un quadro più ampio di testimonianze materiali riconducibili a diverse epoche storiche, soprattutto all’età protostorica e con continuità di vita in età messapica romana e medioevale, dato non comune nel territorio Salentino ed evidentemente legato alla lunga durata della viabilità antica. (…)

Il parco fotovoltaico impatta notevolmente sulla lettura del paesaggio della strada provinciale SP 359 qualificata come strada panoramica dal Piano Paesaggistico Territoriale Regionale PPTR“, per un impatto che colpirebbe anche il paesaggio della prossima tutelata area del Parco di Porto Cesareo.

(Nel virgolettato sopra estratti dal documento con cui la Soprintendenza speciale per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza PNRR del Ministero della Cultura ha espresso nel 2023 “parere negativo” al progetto industriale fotovoltaico lì a Masseria Maramonti utilizzando la istruttoria redatta dalla locale Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio competente territorialmente; vedi: https://va.mite.gov.it/File/Documento/891250).

Tutto questo senza bisogno di citare neppure la presenza degli anelli, che lì si vedono solo dall’alto, per evidenziare le peculiarità archeologiche del sito. Anelli misteriosi ad oggi e definiti “inconsueti” nella relazione archeologica allegata al medesimo progetto del mega impianto fotovoltaico lì proposto.

La nascita del grande interesse scientifico-archeologico per questo luogo si data intorno all’ottobre del 2012 quando degli amici mi informarono che qualcuno aveva pubblicato sul sito web Panoramio in riferimento a quella zona le immagini satellitari/aeree che si potevano osservare in Internet grazie a Google Earth e altri siti che permettono l’esplorazione del territorio dall’alto.

Ebbene, apparivano lì, e appaiono tutt’ora, dei grandi anelli concentrici, o meglio dire iscritti uno nell’altro, assai circolari al centro e che assumono via via forme meno circolari anche con una sorta di angoli, anelli non percepibili lì a livello del suolo, ma ben visibili e leggibili dall’alto. L’area da essi occupata ha un asse maggiore superiore ai due chilometri. Si sviluppano in una vasta area pianeggiante ad una quota che varia al massimo tra i 29 e i 24 m s.l.m. L’anello centrale ha un diametro medio di circa 100 m e presentava in quelle immagini quasi come delle aperture, una o due, dei passaggi si direbbe. Il centro del primo anello dista dalla linea di costa, il seno sabbioso di Torre Lapillo, poco più di 2 km. Il titolo dell’immagine era “Gli Anelli di Arneo”.

Il contrasto cromatico di questi anelli aumenta nelle stagioni dell’anno più fresche e piovose, e diminuisce durante la stagione secca, come ho potuto verificare osservando immagini satellitari dello stesso sito tratte in mesi e anni differenti.

Comunicai allora nell’ottobre del 2012 la presenza di quel fenomeno su Facebook con un mio post invitando tutti a dare il loro contributo per spiegare quello strano ed entusiasmante fenomeno. Ne nacque una interessante e partecipatissima discussione su Facebook per cercare di svelare il mistero di quei suggestivi grandi segni cromatici.

Divenne allora quella singolare formazione che non aveva uguali nella Penisola salentina, l’ “Occhio del Salento”, come il famoso “Occhio del Sahara” quest’ultimo una struttura assai più vasta ma comunque sempre ad anelli concentrici in vista dall’alto.

Non se ne venne a capo. Nel mese di settembre del 2019 tornato ad interessarmi di quel mistero decisi che era giunto il momento di recarmi in quel luogo per la prima volta personalmente, dalla mia città relativamente distante. Giungere lì per cercare di comprendere quell’enigma. Così, arrivato proprio in quel sito, con grande stupore, meraviglia e contentezza riconosco lì tra la terra scura numerosi frammenti proprio di quella ceramica che nei musei salentini viene esposta in relazione a locali civiltà protostoriche, vedo anche il resto di un ansa a rocchetto di un vaso protostorico e frammenti di osso, scatto qualche foto per la segnalazione a quel punto del sito alla competente Sovrintendenza Archeologica.

Non solo, vengo a sapere da gente del luogo che da quel sito degli enigmatici Anelli secondo diversi studiosi passa proprio il percorso della strada romana Traiana Sallentina della quale in alcuni punti lì in zona emergono anche antiche carrarecce, i segni scavati sulla pietra affiorante delle ruote dei carri nei secoli.

Vedi: LA VIA SALLENTINA

La presenza di quel materiale archeologico lì in superfice tra gli Anelli e della strada romana che verrebbe persino sconquassata dal passaggio dei cavidotti dell’impianto, aspetti di cui tratto nella mia relazione del 2019 inviata alla Soprintendenza del 2019, vengono confermate poi l’anno dopo persino dall’archeologa che realizza per conto della ditta la relazione archeologica da allegare al progetto di mega-fotovoltaico industriale proprio lì. Con grande onestà intellettuale nella Carta di rischio archeologico da allegare al progetto l’archeologa evidenzia i massimi livelli di rischio archeologico a seguito della presenza del tracciato viario romano dove dovrebbero passare i cavidotti per centinaia di metri e dei reperti arcaici in superfice là dove tutto verrebbe danneggiato per l’ubicazione di pannelli fotovoltaici e loro sostegni, pali, cablaggi, cabine elettriche, ecc. …  

Spieghiamo ora perché il suggestivo nome di “Atlantide salentina” per il sito dei misteriosi Anelli di Arneo oggi minacciati dal mega-fotovoltaico?

Quegli anelli lì sono affascinanti, misteriosi, che origine?
Sono preesistenti come si può vedere alle stradine e ai confini poderali che passando sopra di essi intersecandoli.

Qui vi segnalo questo post facebook ricco di immagini per confronti e approfondimenti: https://www.facebook.com/oreste.caroppo.9/posts/10232776497424840

Non sappiamo l’origine di quegli anelli, sono ancora un mistero da svelare, ma sappiamo dai reperti emersi lì già solo in superfice che proprio lì tra di essi vi furono insediamenti umani almeno dell’Età del bronzo e dell’Età del ferro.
Vedi a tal fine la relazione archeologica allegata al progetto del mega fotovoltaico lì scaricabile dal sito ufficiale della Provincia di Lecce: https://www.provincia.le.it/ver_ine_nardo_srl/

Da qui il nome di Città degli Anelli. Ma il nome vero di quel sito insediativo e/o sacro non lo conosciamo, ma un nome certamente lo aveva!

E perché la chiamiamo oggi la “Atlantide salentina” con questo nome evocativo?

L’ovvia suggestione nasce dal paragone di quelle forme con quelle della mitica e scomparsa famosissima capitale di Atlantide descritta dal filosofo Platone come una città protostorica avente una struttura ad anelli concentrici alcuni colmi di acqua di mare alternati ad altri di terra, il tutto non molto distante dalla costa. Ergo proprio in una piana in posizione paralitoranea, tra il mare e i rilievi dell’entroterra, (qui una immagine, tratta dal web, in cui la si disegna sulla base del racconto di Platone).