Rubriche/di Piero D’Errico
Questa lettera è dedicata a voi, a voi che avete ancora la grande bellezza, l’infinita ricchezza di avere ancora i genitori in questo mondo.
A tutti voi troppo impegnati per occuparvene di loro.
A tutti voi immaginariamente impegnati da non poter dedicare neanche pochi momenti a loro.
Per dirvi, se già non lo fate, di perdere il miglior tempo per loro, per andare a trovarli, portarli in una pizzeria, in una trattoria, al cinema.
Si divertiranno come non sono più abituati a fare perchè non escono quasi più o escono molto poco.
Accompagnateli a fare le cose che oramai non fanno più, fateli sentire vivi, fate sentire che ci siete prima che sia tardi.
Vedrete vostra madre fare un segno a vostro padre per andare a pagare il conto, ma troverà sempre quel: già fatto.
Parlate, ricordate, confidate le vostre gioie e i vostri dolori, non scordatevi mai di loro anche se impegnati nella vostra vita familiare. Trovate il tempo.
Avete un’altra donna da portare con voi, vostra madre.
Avete un’altro amico da portare a bere una birra con voi, vostro padre.
Fatelo prima che sia tardi, non prendetevi mai il tempo che poi non sempre si ha.
E se anche troveranno mille scuse, insistete, portateli per forza, non sapranno che indossare, hanno i capelli in disordine, hanno troppo da fare. Non è vero.
Portate vostra madre anche con il grembiule davanti, resta sempre la donna più importante della vostra vita, tanto più importante quanto più avanti negli anni, tanto più forte la paura che prima o poi andrà via per sempre.
Vedrete qualche volta nei loro occhi luminosi il loro disagio,forse imbarazzo, si sentiranno inadeguati, si sentiranno vecchi, non è vero, hanno solo perso l’abitudine.
E poi fate un brindisi, un brindisi alla vita, un brindisi alla salute, ai giorni che ci saranno davanti.
Quando riceveranno il secondo invito, si meraviglieranno, ti chiederanno: che è successo ?
- niente – risponderete.
Ci siamo accorti di avere la grande fortuna di avervi ancora con noi e scusate se qualche volta ce ne siamo un po’ dimenticati.
Fateli divertire e poi portateli al mare, fateli sentire importanti, fateli sentire essenziali.
Vi racconteranno storie che non sapevate o che avevate dimenticato, parleranno di voi, di quando avete mosso i primi passi, vi racconteranno dei loro sacrifici, dei loro tempi, del vostro primo giorno di scuola, quanti pianti, vi racconteranno le loro amarezze, le loro gioie, le loro guerre.
Ascolterete a bocca aperta, a volte nasconderete qualche lacrima a volte creperete dalle risate.
Vi accorgerete che tante cose non le sapevate, tante cose le stavate perdendo.
Li vedrete felici e in quel momento si affaccerà in voi la speranza che, anche voi, un giorno più avanti, potrete respirare quella stessa felicità che altri che hanno preso il vostro posto, vi faranno respirare.
Ed io vorrò andare al mare.