Secondo lo storico Mario De Marco a “Dialogoi sto Munastiri” l’ipotesi è altamente improbabile. S. Caterina è postuma rispetto ai Templari.
Galatina – C’è tutto un mondo magico che ruota attorno ai Cavalieri rosso crociati. Questo mondo è stato presentato ieri sera, presso la sala conferenze dell’Istituto Immacolata IPAB, con un ampio excursus storico dal professore Mario De Marco, docente emerito di filosofia, giornalista, storiografo ed autore di numerose pubblicazioni sulla Storia, sull’Architettura e sulla Civiltà del Salento, nonché autore di una pubblicazione nel 2013 sui Templari in Terra d’Otranto.
L’argomento sapientemente sviscerato dallo storico rientra nel progetto “Dialogoi sto monastiri” che il club Unesco di Galatina ha avviato da qualche tempo per attirare l’attenzione su Santa Caterina d’Alessandria come bene di pace e bene materiale dell’Unesco. Dopo i saluti dell’assessore al Turismo, Alberto Russi, e quelli dell’Assessore alla Cultura, Daniela Vantaggiato, i lavori sono stati introdotti da un ampio preambolo del giornalista Franco De Jaco. Ha spaziato tra squarci di storia secolare per approfondire e spiegare il concetto di una storia fatta solo da chi ha osato, da chi ha voluto conoscere, da chi ha voluto ampliare i propri orizzonti conoscitivi ed ha voluto lasciare una eredità da cui ripartire per giungere a nuove conoscenze. Uno, dieci, cento, mille Odisseo hanno costruito la storia passo dopo passo. Ha introdotto i Templari come meglio non si poteva ed ha lasciato, poi, il compito di approfondire nello specifico al prof. De Marco.
Da profondo studioso della materia, il Prof. De Marco, ha presentato ai tanti uditori le origini e le vicende, liete e non, di questi “Poveri Cavalieri di Cristo”. Furono chiamati così all’inizio, e successivamente riconosciuti come Templari perché avevano “vissuto nei sotterranei del Tempio di Salomone e ne avevano studiato anche le caratteristiche statiche e dinamiche su cui era stato edificato”. Furono un Ordine monastico e guerriero, unirono la mansuetudine e la devozione alla fede del monaco alla forza del guerriero. Il loro quartier generale fu un’ala del monastero fortificato di Nostra Signora di Sion, accanto a quello che era stato il Tempio di Salomone. I Templari seguivano la regola agostiniana ma il deus ex machina fu un personaggio carismatico ed autorevole del tempo: San Bernardo da Clairvaux (Chiaravalle), si dice che avesse dettato una regola segreta, che riprendendo il concetto della “guerra giusta”, espresso da Sant’Agostino che considerava il voto templare dell’uso delle armi contro gli infedeli non una intenzione di “omicidio” ma una vera e propria azione contro il Male: un “malicidio” giustificando così la simbiosi tra la figura del monaco e quella del guerriero che ammazza come una necessità, una vera e propria azione contro il Male: un “malicidio” .
I Cavalieri Templari difendevano i Luoghi Santi, che dovevano essere a disposizione di tutti, pertanto chiunque avesse preteso di tenerli soltanto per se doveva essere considerato un “malvagio” e quindi eliminato e poiché essi uccidevano il male erano assolti da questo peccato.
Si dice che utilizzassero a quei tempi la rada di San Cataldo come antro marittimo commerciale ma la sabbiosità della rada rende poco probabile l’ ipotesi pur avendo utilizzato di sicuro la zona per piccoli insediamenti commerciali, di certo erano insediati a Gallipoli, Otranto e Brindisi da cui partivano i viaggi per l’oriente di pellegrini e crociate.
Di certo avevano sviluppato fiorenti commerci in questi centri principalmente di tessuti, sete e quant’altro potesse servire per organizzarsi per un lungo viaggio. Di certo tante masserie delle nostre zone erano costruzioni originariamente fatte dai Templari ed erano veri e propri centri produttivi. Sono le stesse masserie che nei secoli successivi sono diventate fortificate per scopi difensivi.
Le loro vestigia urbanistiche sono nell’arte gotica e non in quella romanica, e quando la nostra basilica di Santa Caterina fu costruita i cavalieri Templari erano già da tempo arsi sui roghi, nelle carceri o fuggiti in terre lontane per volontà ed avidità del Re di Francia Filippo il Bello e Papa Clemente V entrambi desiderosi di sotterrare insieme alle ceneri dei roghi Templari anche i loro debiti per poi disotterrare la certezza di appropriarsi delle loro ricchezze. Di certo chi si aspettava di scoprire, ieri sera, qualche tesoro nascosto, nel senso storico, artistico e culturale in S. Caterina di Alessandria lasciatoci o tramandatoci dai Templari è rimasto deluso, il prof. De Marco ha decisamente escluso questa possibilità.