Cronaca/di Adolfo Notaro
Don Salvatore ci ha lasciati. La triste notizia giunge nella prima mattinata di un caldo ed afoso venerdì, l’ultimo, di luglio. Impossibile trattenere le lacrime che di colpo solcano il viso mentre un nodo in gola blocca quasi il respiro.
Don Salvatore, mio maestro, e guida di tanti giovani ha lasciato questa vita terrena per raggiungere la casa del Padre. Ero appena quindicenne quando lo incontrai per la prima volta nei pressi della Chiesa di San Biagio, circondata solo da campi e strade sterrate.
Lui, giovane sacerdote, era stato chiamato a dare vita e vigore ad una nuova comunità parrocchiale. Da quel momento con Don Salvatore nacque un forte legame di amicizia che da lì a poco avrebbe creato le basi per un progetto educativo mirato al futuro dei giovani. Uomo accogliente e di grande cuore, con forte entusiasmo accolse giovani da ogni parte della città. Ben presto l’oratorio di San Biagio divenne punto di riferimento.
Negli ‘70 e ‘80 la Parrocchia fu luogo pulsante della comunità galatinese. Nacque il gruppo di azione cattolica e gruppi sportivi (la nota Polisportiva Sanbiagese), di teatro, di gospel. La presenza di tanti giovani e il crescente impeto spinsero quel giovane Parroco alla realizzazione di un campo di calcio e campi di pallavolo, adiacenti la Chiesa, di un campeggio estivo, presso Lido Conchiglie, dando la possibilità a ragazzini, giovani e adulti di trascorrere qualche giorno al mare.
Dalla sua inesauribile verve scaturì l’idea di dotare la comunità parrocchiale di un emittente radiofonica “Radio Orizzonti Activity”. Dei suoi tanti giovani, nell’ordine delle centinaia, Don Salvatore ha conservato sempre paterna cura, ricordandoli sino a poco tempo fa nei suoi tanti scritti. Molti di quei giovani sono rimasti legati a lui malgrado il tempo. Don Salvatore ha lasciato un segno profondo in quelle generazioni che oggi lo piangono sapendo di aver perso un padre, fratello maggiore, una guida. L’ultima volta che ho incontrato Don Salvatore risale a sei mesi fa. Malgrado le sue condizioni di salute non fossero delle migliori aveva voluto presenziare alla cerimonia funebre dell’amico comune Jean Claude.
Caro Don Salvatore, mio Maestro e mio amico, con cuore affranto ti ringrazio per i meravigliosi anni vissuti insieme, convinto che da lassù non smetterai di ricordarmi e di ricordarti dei tuoi giovani.