Cronaca/di Coldiretti Puglia.

Una spinta all’agriwelfare in Puglia dall’Accordo quadro Nazionale siglato da Coldiretti e ANCI per accompagnare le aziende agricole a agrituristiche e sostenere le amministrazioni comunali a sviluppare il nuovo modello di welfare, con l’agricoltura protagonista di progetti imprenditoriali dedicati esplicitamente ai soggetti più vulnerabili che devono fare i conti con la cronica carenza dei servizi alla persona.

“La legge regionale consente di promuovere l’agricoltura sociale che, con la definizione dei regolamenti attuativi, diviene formalmente strumento utile all’inserimento socio-lavorativo di soggetti svantaggiati, disabili e minori in età lavorativa, inseriti in progetti di riabilitazione sociale mediante le risorse materiali e immateriali dell’agricoltura, attraverso le opportunità della multifunzionalità e il grande spirito innovativo e di inclusione sociale dimostrato anche dai giovani imprenditori agricoli e dalle donne in agricoltura”, spiega Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia, in occasione dell’incontro organizzato a Gravina a cui ha partecipato Laura D’Andrea del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA).

Fondazione Campagna Amica sta seguendo i lavori dell’osservatorio nazionale per l’agricoltura sociale presso il MIPAAF e ha avviato il censimento di aziende agricole e masserie impegnate in tale dinamismo (ai sensi della Legge nazionale 141/2015) e inserite nelle diverse declinazioni della rete Coldiretti per avere un quadro omogeneo sul territorio nazionale e profilare la prima rete nazionale di masserie sociali.

In Puglia sono già state censite 95 aziende agricole che hanno esperienza di accoglienza e di agricoltura sociale e svolgono – spiega Coldiretti Puglia – un ruolo importante nell’ambito della multifunzionalità, accogliendo le fasce più deboli della società nelle aree rurali, una svolta epocale con la quale si riconosce che nei prodotti e nei servizi offerti dall’agricoltura non c’è solo il loro valore intrinseco, ma anche un bene comune per la collettività fatto di tutela ambientale, di difesa della salute, di qualità della vita e di valorizzazione della persona.

Nelle aree rurali come in quelle periurbane – sottolinea la Coldiretti – stanno nascendo esperienze molto diversificate di agricoltura sociale che vanno dal recupero e reinserimento lavorativo di soggetti con problemi di dipendenza (droga e alcool in particolare) all’agricoltura terapeutica (ortoterapia, ippoterapia ecc.), con disabili fisici e psichici di diversa gravità, ma anche il reinserimento sociale e lavorativo di persone emarginate (minori a rischio, disoccupati di lunga durata, ecc.) e l’attività agricola volta al miglioramento del benessere e della socialità (agriasilo, ospitalità per gli anziani, orti sociali, ecc.). Questa diversificazione – precisa la Coldiretti – si palesa con l’innesto di pratiche di agricoltura sociale nelle diverse tipologie di coltivazioni, di allevamento e attività di servizio, quali agriturismo, ristorazione, punti vendita aziendali, fattorie didattiche.