Il Sedile

Amore 3.0

Lanciai il mio sguardo dentro la macchina. Rubai l’immagine di qualcosa che si muoveva, feci fatica a crederci…

Lettere/ di Piero D’Errico

Galatina – Ero parcheggiato. Aspettavo un pullman per una partenza quando un signore si parcheggiò proprio a fianco ad aspettare un pullman in arrivo. Il pullman in arrivo fece prima del pullman in partenza e quel signore che aveva parcheggiato a fianco, scese dalla macchina, la chiuse e si allontanò di quei pochi metri per arrivare a piedi sino alla fermata del pullman.

Arrivarono frettolosamente, quasi di corsa due bambini e due persone più adulte alla macchina parcheggiata a fianco e in attesa che tornasse il parente, che li stava aspettando, pieno di pacchi, pacchetti, borse e valigie, cominciarono a girare intorno alla macchina guardando dentro dai finestrini, battendo sui finestrini stessi, facendo versi e sorrisi.

Era come se volessero salutare, giocare con un bambino ai primi mesi di vita che era in macchina. Quanto affetto, pensai, ha intorno quel bambino, quanto amore. Tutti intorno alla macchina a battere i pugni sui finestrini ad attirare l’attenzione della creatura.  E’ un bambino fortunato, sicuramente molto desiderato ed anche molto amato, pensavo intanto io.

Grandi e piccoli erano uniti dall’amore verso quella creatura, pensavo, tanto che una volta scesi dal pullman era stato il loro primo e forse unico pensiero. Bella famiglia, pensai ancora, ha da distribuire una quantità infinita di amore. Arrivò quel loro parente stracarico di tutto quanto e finalmente aprì la macchina.

Si buttarono a capofitto tutti dentro, tanto che per un attimo ebbi paura per la loro incolumità. Invece no, non ci fu nessun contuso, solo grida ed urla di felicità. Bello vedere tanto amore, non capita tutti i giorni , continuavo a pensare.  Passarono pochi minuti, si aprì un varco tra i partecipanti ai festeggiamenti ed io che intanto morivo dalla curiosità di vedere quella creatura tanto amata e così fortunata, mi tirai leggermente indietro e da quel poco spazio che avevano lasciato libero, lanciai il mio sguardo dentro la macchina. Rubai l’immagine di qualcosa che si muoveva di qua e di là e feci fatica a crederci: era un cane.

Exit mobile version