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Anche gli asparagi sono stati colpiti dal clima pazzo e dalle speculazioni aggravate dal conflitto in Ucraina con un’annata da dimenticare per costi di produzione balzati alle stelle, mancanza di manodopera e andamento di mercato con prezzi al ribasso.
E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, quando mancano pochi giorni alla chiusura della raccolta di asparagi in Foggia che da sola produce 25mila tonnellate di asparagi su una superfice di oltre 5mila ettari, secondo i dati dell’Università di Foggia.
Il freddo e le grandinate di marzo e il grande caldo scoppiato già a fine aprile hanno determinato – spiega Coldiretti Puglia – la maturazione contemporanea degli asparagi, con il mercato al contempo invaso di prodotti provenienti dall’estero con il conseguente crollo dei prezzi in campagna.
Se i prezzi per i cittadini si impennano, l’aumento dei costi colpisce duramente l’intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne dove – continua la Coldiretti Puglia più di 1 azienda agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione, secondo il Crea. In agricoltura si registrano infatti aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio.
Bisogna dunque intervenire a sostegno del settore per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati per salvare le aziende, afferma coldiretti Puglia nel sottolineare che gli sconvolgimenti che la guerra ha portato hanno evidenziato come produrre cibo e non dipendere dall’estero sia un tema strategico di sicurezza nazionale per un Paese come l’Italia che deve ancora colmare il pesante deficit produttivo in molti settori importanti. E in tale ottica l’accordo tra Coldiretti e Intesa Sanpaolo a sostegno degli interventi previsti per l’agroalimentare dal Pnrr rappresenta uno strumento importante il Piano rappresenta un’opportunità proprio per contribuire a raggiungere l’obiettivo di dimezzare la dipendenza dall’estero aumentando produzione, rese e sostenendo l’innovazione tecnologica e le sinergie di filiera.
Le imprese pugliesi, inoltre, devono inoltre affrontare un pesante deficit logistico per la carenza di infrastrutture per il trasporto merci con un gap di competitività che penalizza il sistema economico nazionale rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea. In Italia il costo medio chilometrico per le merci del trasporto pesante è pari a 1,12 euro/ chilometro, più alto di nazioni come la Francia (1,08 euro/chilometro) e la Germania (1,04 euro/chilometro, ma addirittura doppio se si considerano le realtà dell’Europa dell’Est come la Lettonia, la Romania o la Polonia secondo l’analisi di Coldiretti su dati del Centro Studi Divulga (www.divulgastudi.it). Si tratta di un aggravio per gli operatori economici italiani superiore dell’11% rispetto alla media europea – afferma Coldiretti – e ostacola lo sviluppo del potenziale economico del Paese, in particolare per i settori per i quali il sistema della logistica risulta cruciale, come nel caso del sistema agroalimentare nazionale, punta di eccellenza dell’export Made in Italy.
In tale ottica il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) può essere determinante per agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese e anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo – conclude Coldiretti Puglia – quando è strategico dotare il paese di una riserva energetica sostenibile puntando sulla filiera del biometano agricolo da fonti rinnovabili con l’obiettivo di arrivare a rappresentare il 10% del fabbisogno della rete del gas nazionale.