“Non solo ritardi dei lavori in fase di esecuzione ma soprattutto vera e propria mancanza di programmazione”
Lettere/di Arch. Rosario Scrimieri
Egregio direttore Pietro Zurico
nel vedere le immagini inquietanti delle camera mortuaria del cimitero di Galatina ingorgata di bare e nel leggere il clamoroso e vergognoso articolo “Cimitero al collasso, mancano i loculi, camera mortuaria intasata di bare in attesa su sepoltura” mi viene in mente quanto inutilmente ho predicato con lettere e con articoli, ai vari amministratori che si sono susseguiti a partire dal 1986 (anno in cui è stato approvato il Piano Cimiteriale), per invitarli a dare seguito, con acutezza e lungimiranza, alla realizzazione di tutte le opere previste dal Piano Cimiteriale, nel rispetto delle sue dettagliate modalità di esecuzione.
“Predica predicatore…. ca le perdi le parole”.
L’ultimo appello l’ho rivolto con un articolo su altri organi di informazione del 02 marzo 2024
Sono in costruzione (in ritardo) n°104 loculi di cui alla D.G.C. n°183 del 20.05.2024 e dopo qualche tempo (mesi), se non si cambia rotta di visione di sviluppo, si rischia di costruire ancora solo loculi e altri ancora….ampliando ulteriormente l’area cimiteriale, smantellando definitivamente il concetto filosofico su cui si basava lo sviluppo edificatorio del Piano Cimiteriale in vigore: la dimensione comunitaria e per dirla come mons. Antonio Antonaci il recupero dei valori collettivi più consoni ad una comunità di ispirazione cristiana. (le ultime cappelle realizzate addirittura in maniera spartana e senza pavimenti)
Caro direttore non si tratta di soli ritardi nell’esecuzione dei lavori rispetto ai tempi di delibera o contrattuali ma soprattutto mancanza di programmazione con scarso interesse per determinati servizi cimiteriali e con insufficiente rispetto verso tutti i cittadini che vorrebbero venerare, fino alla fine e oltre, il culto dei morti.
Ribadisco il concetto già espresso in altre occasioni. I Cimiteri di Galatina, Noha è Collemeto non hanno bisogno di nessun ampliamento! Non andiamo ad occupare altro suolo, spendere inutili risorse economiche pubbliche e complicare ulteriormente la sua fruizione, in considerazione anche dell’avviato sviluppo della diffusione, in Italia, del rito della cremazione. Credo si faccia ancora in tempo a recuperare tutti quei principi descritti nel Piano Cimiteriale, redatto dal sottoscritto nel lontano 1986 ed approvato con delibera n. 120 nel settembre 1987, e sua variante decennale del luglio 2003 (D.G.C. n°61) che stabiliscono le modalità di sviluppo e la durata nel tempo senza ricorrere ad ulteriori ampliamenti
Riporto di seguito, per intenderci meglio, quanto è stato disatteso in tutti questi anni per sviluppare l’errata convinzione che gli spazi attuali sono insufficienti per il fabbisogno delle future sepolture.
Cosa si è fatto in questi ultimi 35 anni per:
- Incentivate e valorizzate le sepolture per inumazione.
- Predisporre programmi organici di verifica delle scadenze delle concessioni e attuare regolarmente le necessarie rotazioni.
- Predisporre programmi per scoraggiare i rinnovi delle concessioni, proponendo sepolture alternative, dignitose e a basso costo negli edifici-Ossario mai realizzati.
- Programmare seri piani di estumulazione che prevedessero incentivi economici al personale addetto al servizio.
- Controllare le traslazioni a concessione scadute, dai sepolcreti collettivi (Confraternite) ai loculi Comunali.
- Predisporre forme di penalizzazione di abusi come la “sosta” provvisoria in altri luoghi del cimitero in attesa di una sistemazione ritenuta migliore.
- Verificare le scadenze delle concessioni dei lotti non edificati, con gli obblighi del Concessionario (art.8 delle N.T.A e art. 26 del Regolamento) e l’attuazione dei provvedimenti previsti dal regolamento di Polizia Mortuaria, che sanciscono sanzioni e nei casi più gravi la revoca della concessione.
Oggi leggo che le Confraternite sono intervenute per mettere a disposizione i loro spazi per sopperire alla carenza di loculi comunali. Mi chiedo: quanti amministratori si sono chiesti perché le confraternite, attive da più di un secolo (la prima è del 1889) non hanno mai fatto richiesta di ampliamenti delle loro sedi? Per ottenere gli stessi risultati, nell’ambito comunale, sarebbe sufficiente seguire l’esempio e la metodologia delle confraternite più virtuose, che da sempre adottano criteri equivalenti a quelli sopra esposti, servizi estesi non soltanto alla gestione dei loculi e delle cellette ma più in generale agli spazi e ai servizi comuni (altari, fiori. arredi ecc.)
Grazie per l’attenzione.
Arch. Rosario SCRIMIERI