Cronaca/CGIL Lecce
Non c’è pace per il personale della Supermonte di Leverano. I lavoratori sono in sciopero per l’intera giornata con presidio davanti ai cancelli dell’azienda da ieri.
E non escludono di continuare l’assemblea permanente anche nei prossimi giorni. Lunedì ed oggi giorni l’adesione è stata altissima (90%): al centro della protesta il cambio del contratto collettivo e il mancato versamento della cassa integrazione. Il personale dell’azienda, che produce contenitori in acciaio inox per alimenti e bevande, vive ormai una situazione insostenibile, sul piano dei diritti e su quello economico.
Brutta sorpresa. I lavoratori avevano già scioperato 10 giorni fa contro la decisione unilaterale di cambiare il contratto collettivo che regola i rapporti di lavoro all’interno dell’azienda sostituendo quello sottoscritto da Fim-Fiom e Uil (sindacati maggiormente rappresentativi nel settore metalmeccanico) con quello firmato dalla Cisal. Un articolato che abbassa il costo del lavoro, risultando quindi maggiormente conveniente per l’azienda, ma che è peggiorativo per i lavoratori.
Dopo aver appreso l’intenzione dell’azienda di cambiare il contratto collettivo, un’altra brutta sorpresa: venerdì scorso, nel ricevere la retribuzione relativa al mese di agosto, hanno constatato la mancata retribuzione dei periodi di cassa integrazione ordinaria utilizzati nel mese. In sostanza, l’azienda ha attivato l’ammortizzatore social prevedendo, a quanto pare, l’erogazione economica della stessa ai lavoratori direttamente da parte dell’Inps. Senza dunque l’anticipo aziendale, come avviene di norma.
Relazioni industriali complicate. “Una decisione di cui non si conoscono i motivi”, dicono Maurizio Longo (Fim Cisl), Ciro Di Gioia (Fiom Cgil) e William Maruccia (Uilm). “L’azienda, infatti, ha fatto coincidere la discussione sulla cassa integrazione con quella sul cambio di contratto collettivo. Il rigetto del cambio di contratto da parte delle organizzazioni sindacali ha determinato la rottura di ogni confronto”. In ogni caso i lavoratori hanno appreso questa notizia solo venerdì, quando hanno ricevuto la retribuzione ed è scoppiata la rabbia.
Dopo le due ore di sciopero di venerdì 13, ecco altre otto ore di sciopero proclamate congiuntamente da Fim, Fiom e Uilm. “I lavoratori sono stanchi di subire ormai da anni la prepotenza aziendale, che imperterrita persegue scelte in spregio dei loro diritti e della loro dignità. Servono investimenti, formazione e contrattazione per fare impresa. La cultura del padrone delle ferriere appartiene ad epoche superate: non ha e non dà futuro a nessuno”.