“La “cicala sputacchina” fu la rovina del nostro territorio e noi cara Ilaria ci mettemmo il resto”.
Cara Ilaria,
fu così che la fusione fredda tra demagogia e populismo, unita al colpevole ritardo della politica, ad una “scienza” al servizio forse delle multinazionali che tardò o non volle trovare la “cura”, fu così che in quegli anni cambiò lentamente il volto del nostro meraviglioso paesaggio.
Perdemmo molto tempo, troppo tempo, fu sottovalutata la gravità del problema, la parola “abbattere” ci dava male al cuore, era come abbattere una parte di noi, cancellare una parte del nostro quotidiano, perdere il nostro orizzonte, perdere quel dono che Dio ti regala nel guardare una palla di fuoco che scompare tra gli ulivi, si perde tra ulivi secolari.
Insomma cara Ilaria, la “cicala sputacchina” fu la rovina del nostro territorio.
Ben presto la rassegnazione prese in noi il sopravvento, in fondo l’abbruttimento del paesaggio era già cominciato tanto tempo prima, i terreni che prima sembravano “giardini” erano rimasti incolti ed inoltre estensioni interminabili avevano cambiato destinazione, erano stati donati alla corruzione travestita da progresso.
Fu una lenta agonia, quella che cancellò la nostra storia, la nostra identità, la nostra tradizione.
Cancellò la foto di un vecchio muro di pietre messe una sull’altra, che il tempo aveva dipinto con mille e più colori, e appena dopo il muretto un’infinità di alberi di ulivo con una chioma superba e lucente, su un tronco che sembrava scolpito, che si avvitava e si intrecciava lasciando “vuoti” e “spazi aperti” dalle bellissime forme.
Era un problema che riguardava il mondo, non solo l’Italia, non soltanto l’Europa e forse proprio quando quel paesaggio non ci fu più ci accorgemmo della sua grandezza, della sua infinita bellezza.
Finì così, in una distesa triste e grigia, una storia millenaria di intere generazioni, di tanti padri, di tanti nonni che con cura, passione e amore avevano costruito lentamente quei luoghi incantevoli che hanno ispirato artisti e pittori.
Finì così, il tutto avvolto in un interminabile silenzio.
Non ti ho raccontato di un secolo fa, saranno passati appena 20/25 anni.
Fu intorno al 2010, appunto più di 20 anni fa, se ben ricordo, quando furono notati i primi segnali, furono notati i primi sintomi di quella tragica malattia.
Lo studierai a scuola, e rivivrai quei posti attraverso immagini su pagine di libri non ancora sbiadite.
A te cara Ilaria, che rappresenti tutti i bambini della tua età, abbiamo consegnato un paesaggio diverso, di sicuro non più bello di quello che noi abbiamo trovato.
Cresci bene Ilaria, cresci difendendo la natura, l’ambiente che ti circonda, cerca di conservare quanto più possibile tutto ciò che hai trovato.
Difendilo con ogni mezzo, custodiscilo, tienilo stretto a te con tutta la forza che hai. In tanti ci proveranno a portartelo via, ma tu non fare che succeda.
Un forte abbraccio.