Il Sedile

Caro Presidente le scrivo.

Rubriche/Opinioni/di Piero D’Errico

Buon giorno Presidente,

prima di tutto Le faccio i migliori auguri per la rielezione.

Non ho mai avuto dubbi sul Suo operato rispettoso sempre  della Costituzione e fondato su lealtà e amore per la Nazione.

Continuo a non averne di dubbi, ma Le dico che io non l’avrei votata.

Avrei rispettato il suo desiderio di tornare alla vita normale, alla vita di tutti i giorni e di tutte le persone della sua età che hanno lavorato e dato tanto al Paese.

Sono sicuro che avrebbe servito uguale il Paese in maniera diversa, raccontando la sua storia, scrivendo la sua storia, raccontando fatti e misfatti, insegnando già nelle scuole la passione per la politica, per la politica buona.

Avrebbe raccontato la storia d’Italia davanti ad alunni interessati e silenziosi e poi parlato con loro come si parla con ragazzi vicini di casa, con  ragazzi  che si incontrano quasi tutti i giorni.

Magari qualche volta, se fossi stato fortunato, L’avrei incontrata in qualche stradina di Roma, in una giornata di primavera in anticipo, seduto davanti a un bar a prendere un caffè, a leggere il giornale.

Presidente, io avrei obbligato i partiti a trovare una soluzione, un accordo, gli avrei obbligati a fare i partiti, essere partiti e forse costretti avrebbero imparato a farlo, sarebbero riusciti a farlo, chissà !!!

Io penso di si, sarebbero stati quasi obbligati a fare di nuovo buona politica e non nascondersi.

Invece no, le hanno provate tutte e alla fine la loro incapacità e inutilità, li ha fatti ripiegare su di Lei.

Si, perchè di questo si è trattato, della soluzione più semplice e facile, per non toccare nulla, lasciare tutto come stava senza rispetto delle sue “aspettative personali”, sapevano che il suo alto senso di responsabilità non sarebbe mancato neanche stavolta, il suo alto senso di responsabilità avrebbe rispettato le decisioni del Parlamento.

Ai miei occhi la Sua elezione non è stata bella cosa, la Sua elezione è stata come un incontro tra l’incapacità politica e il terrore di andare al voto, e Lei conosce meglio di me la lunga truppa che ha votato Lei per paura di lasciare un po’ prima comodità, indennità e stupida importanza attribuitasi più da se stessi che da parte di altri.

Quei scatoloni pieni di chissà quanti ricordi, portati via sono stati per me il segnale, la testimonianza di quanto Lei non sia stata mai, a differenza di tanti che l’hanno votata, attaccato alla poltrona.

Il Suo era il desiderio di chi ha voglia di tornare ad una vita più normale, ed ora dovrà rimettere tutto a posto come prima e sentire in un’età in cui comincia a pesare, tutto il peso e la responsabilità di una grande Nazione.

Essere puntuale e presente, anche quando non si ha voglia, fare lunghi viaggi durante i quali immaginare i colori di un tramonto in una magnifica giornata, visti dalla panchina della villa del Suo rione.

Io immagino così la mia vecchiaia e per questo penso di capire il sacrificio nell’ anteporre ai personali interessi, interessi più generali.

Prego Dio perchè abbia lunghissima vita e che Le resti tantissimo tempo per assaporare la bellezza di una vecchiaia vissuta come si vive una vecchiaia. Riprendersi quello che ora non ha potuto.

Per finire Presidente, hanno votato, Lei lo sa, più per loro che per Lei.

Non hanno votato la sua ineccepibile persona, hanno votato per i loro ineccepibili interessi, per conservarli più a lungo.

Quelli che non hanno problemi di rielezione, hanno votato Lei perchè non sono riusciti a condividere altri candidati, tutti quelli che già sanno di non tornarci più, L’hanno votata per prolungare i loro interessi, i loro privilegi, per non perdere prima della scadenza tutto ciò che e’ arrivato  per fatal combinazione.

Presidente, io non L’avrei votata per una sorta di protezione, per

amore, altri L’hanno votata per interesse.

Le auguro buon lavoro, mio Presidente.

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