Rubriche/Opinioni/di Luigi Mangia
Mentre nel Palazzo i partiti litigano e si fanno guerra rispetto alla crisi causata dalla sfiducia al Decreto Aiuti dei grillini, l’Italia e tutta la società civile, pregano affinché Mario Draghi ritiri le dimissioni per continuare a governare l’Italia.
Il 15 luglio, quando la Senatrice Castellone capogruppo al Senato dei grillini, ha dichiarato la sfiducia a Draghi, tutti i senatori grillini hanno applaudito, hanno battuto la mani e si sono abbracciati, sembrava come se si fossero liberati da un incubo represso da Draghi.
Tornava negli slogan conosciuti il populismo. Anche nel Centro Destra c’è disorientamento e incertezza. Matteo Salvini si preoccupa di marcare la Meloni per evitare che Fratelli d’Italia capitalizzino la sfiducia e l’incredulità popolare della crisi causata dai grillini. Tutta l’Italia, al contrario, fuori dal palazzo della politica, prega e sono tanti gli appelli rivolti a Mario Draghi perché rimanga al Governo.
Sono i Sindaci e i Presidenti di Regione che conoscono bene le conseguenze della crisi rispetto ai soldi del PNRR dei progetti che si perderebbero già in essere. Sono anche i sindacati, compreso Maurizio Landini della CGL e il mondo delle imprese Carlo Bonomi, a fare pressione su Draghi. Sono le capitali d’Europa e le diplomazie d’oltre America ad invitare Draghi a restare a Palazzo Chigi perché la sua figura non serve solo all’Italia ma all’Europa e al Mondo.
È il mondo della cultura, sono i direttori dei musei e dei teatri, delle orchestre e delle accademie, a fare pressione affinché il Presidente Draghi ritiri le sue dimissioni. È il momento difficile, fatto dalla crisi energetica, dalla pandemia, dall’inflazione che colpisce le fasce sociali deboli ed infine della guerra della Russia contro l’Ucraina, che impongono a Draghi di ripensare e fare un passo indietro. Le quattro righe delle dimissioni di Mario Draghi sono chiare e scritte con parole trasparenti, manca però una parola che lascia aperta una finestra al ripensamento ed è quella di “IRREVOCABILI”, quindi Draghi ritirando le dimissioni, non tradisce la parola data e non perde la faccia.
Il mio invito al Presidente Draghi è quello di ripensare, orientando il suo pensiero e le sue decisioni nell’orizzonte degli insegnamenti che ha avuto da Federico Caffè, quando era studente universitario. Federico Caffè nelle sue lezioni e con i suoi libri ci ha insegnato che: lo Stato non deve mai lasciare soli i cittadini, in particolare quelli deboli che devono lottare per avere lavoro, tutela della salute e istruzione.”
La responsabilità e la soluzione della crisi è nelle mani di Mario Draghi, sono sicuro che saprà essere responsabile dimostrando tutta la sua capacità di essere un grande Statista per l’Italia e per l’Europa.