Rubriche/Opinioni/di Paola Carrozzini
Il 28 ottobre, alle ore 18.51, l’ANSA REGIONALE riporta la notizia del Presidente Michele Emiliano e dell’Assessore alla Sanità Pierluigi Lopalco che con l’ordinanza n.407 del 28 ottobre 2020 è stato dato ordine con decorrenza 30 ottobre 2020 di “sospendere la didattica in presenza per tutte le Scuole di ogni ordine e grado”
Il serio provvedimento viene annunciato dallo stesso Presidente su SKY Tg24 che giustifica tale scelta affermando che “nelle Scuole della Puglia si stanno registrando numeri pesantissimi di contagiati per Covid19. Restano escluse dal provvedimento le Scuole dell’Infanzia dove la frequenza non è obbligatoria”.
La notizia circola velocissima e provoca le reazioni immediate da parte dei cittadini, dei genitori, soprattutto quelli che lavorano, di tutto il personale scolastico, dei sindacati. La ragione principale di tale sgomento risiede nel fatto che il provvedimento è arrivato dall’oggi al domani come una doccia fredda. E’ stato preso senza alcun preavviso, senza aver sentito Presidi, Dirigenti, Sindacati, il Ministero….
La Ministra Azzolina reagisce con forza alla notizia. “E’ vero, i contagiati nelle Scuole ci sono, come dappertutto, ma 417 studenti contagiati su una popolazione scolastica di 560.000 unità non costituiscono un numero così preoccupante! Che Emiliano riapra le Scuole!”.
Ci riprendiamo dallo sconforto pensando: “Se la situazione è così grave come dice l’Assessore alla Sanità dobbiamo crederci, dobbiamo rassegnarci ed organizzarci”.
Tuttavia, lo stesso Assessore Lopalco ammette quasi subito che, in realtà, le Scuole costituiscono più che altro un problema dal punto di vista dei tamponi, dei tracciamenti, dei certificati. Insomma “intasano” il sistema sanitario.
Ci stringiamo nelle spalle e accettiamo, nostro malgrado, questa giustificazione.
Ma non avevamo scoperto ancora tutto. Non avevamo letto l’Ordinanza Regionale n° 407 che specifica che:
-le Istituzioni Scolastiche adottano la DIDATTICA DIGITALE INTEGRATA riservando alle ATTIVITA’ IN PRESENZAesclusivamente i laboratori e la FREQUENZA degli alunni con Bisogni Educativi Speciali.
Ora, detta in questo modo può sembrare una faccenda semplice e facilmente realizzabile.
Al contrario non è affatto così.
Partiamo dalla considerazione che non c’è una classe che non abbia almeno 1 – 2 – 3 o addirittura 4 e 5 bambini H, BES, DSA.
Questo significa che i docenti non possono svolgere DIDATTICA A DISTANZA (per intenderci, da casa propria) in quasi nessun caso.
Quindi, quasi tutti i docenti devono andare a scuola regolarmente, devono insegnare attraverso il computer posizionato sulla cattedra, alla maggior parte degli studenti che sono a casa (ciascuno davanti al proprio PC, nella migliore delle ipotesi) e contemporaneamente devono dedicarsi a quello o a quei bambini che sono in aula.
C’è da aggiungere che gli studenti presenti in classe, sono studenti che hanno bisogno di insegnamenti individuali e speciali. Altrimenti non sarebbero a scuola. Seguirebbero da casa come gli altri.
Allora immaginate solo per un attimo il docente che cerca di coordinare tutto quanto. Ma dicono che siamo bravi. Il Presidente Emiliano ripone tanta fiducia e stima in noi e non possiamo deluderlo.
Occorre puntualizzare un’altra cosa: gli ORARI DIFFERENZIATI. Il docente resta a scuola per tutte le ore che la sua giornata lavorativa prevede. Gli alunni H, BES e DSA si fermano a scuola 4 ore. Tutti gli altri seguono le lezioni da casa per non più di 3 ore giornaliere.
A questo punto pensiamo di aver compreso bene ogni cosa e ci organizziamo per metterla in atto.
A sorpresa arrivano nuove disposizioni dalla Regione.
Si accorgono che quegli alunni H,BES e DSA per i quali le Scuole si sono sempre prodigate con progetti e strategie di INCLUSIONE, si trovano in aula lontani dai loro compagni. Questo fatto stride enormemente con le finalità che le Scuole si impegnano a perseguire.
Pertanto, acquisita la consapevolezza di un errore madornale che si sta per compiere, si dispone che vada a scuola anche un gruppetto di alunni (il 25% della classe) a, per così dire, “fare compagnia” a quelli che già erano previsti in presenza.
Allora andiamo a rivedere, alla luce di questi aggiornamenti, i compiti del docente. Il poveretto sarà impegnato IN PRESENZA, oltre che con alunni H, BES e DSA, anche con il 25% della classe; sarà inoltre occupato ON-LINE con il rimanente 75%.
Si è passati, in un battibaleno, dalla DIDATTICA A DISTANZA alla DIDATTICA INTEGRATA alla DIDATTICA “BLENDED”
A queste difficili modalità di insegnamento, si aggiunge un problema che riguarda la maggior parte delle Scuole: la connessione INTERNET.
La rete regge 15-20 o più computer accesi? Consente che si lavori DA SCUOLA senza interruzioni? O meglio consente che si lavori?
Questi i problemi della Scuola.
Non oso immaginare quelli che l’Ordinanza Regionale n° 407 ha creato in ciascuna famiglia.
Sabato 31 ottobre, abbiamo delle nuove. Il QUOTIDIANO DI PUGLIA riporta le ultime dichiarazioni dell’Assessore Pierluigi Lopalco: “Stiamo studiando soluzioni che già dalla prossima settimana potrebbero permettere ai bambini più piccoli delle Scuole Elementari di tornare a scuola. All’inizio della settimana prossima potrebbe essere previsto un vertice regionale che analizzerà i numeri dei contagi degli ultimi giorni. Se i dati dovessero essere incoraggianti, i primi a tornare in classe saranno gli alunni delle Elementari”.
Prima di porci delle domande riguardo a queste ultime dichiarazioni, facciamo un po’ di conti.
Vanno a scuola i collaboratori scolastici (un buon numero in quanto potenziato proprio per l’emergenza Covid), il personale di segreteria, quasi tutti i docenti, gli alunni H, BES e DSA, il 25% degli alunni di ciascuna classe.
Ma allora, tenere a casa il 75% degli studenti è sufficiente per risolvere la situazione pesantissima che si sta aggravando? Se i contagi stanno aumentando a dismisura, perché non preserviamo dal rischio tutti?
Se si sta pensando di far tornare a scuola i bambini della Primaria già dalla settimana prossima, eravamo proprio convinti che la situazione fosse terribile?
E veniamo ai quesiti più seri.
Si aveva la minima idea di che cosa potesse comportare il provvedimento in questione all’interno dell’organizzazione scolastica e dell’organizzazione di ciascun nucleo familiare?
Si è pensato che questa rimodulazione dell’attività didattica possa produrre gravi ed irreversibili conseguenze nel percorso di formazione dei singoli studenti?
Credo proprio di no.