Circa 20.000 euro costerà farci seguire dall’avv. Positano nella procedura fallimentare. La farsa C.S.A. continua, le contraddizioni anche.
Passa il tempo ma le sorprese, naturalmente in negativo, non finiscono mai. Quando pensi che abbiano fatto pace con il cervello ecco riemergere nuove situazioni che ci portano a riconsiderare negativamente la faccenda e si capisce come la pace sia ancora molto lontana.
La cosa più buffa, ed anche incresciosa, per amministratori e burocrazia, è che certe dichiarazioni le mettono per iscritto su atti pubblici e poi, come i gamberi, fanno marcia indietro come se nulla avessero detto o fatto.
Sulla vicenda, appena insediato, la prima figurina se la stampa il sindaco Amante. Sulla situazione debiti-crediti con la Società partecipata C.S.A. piglia carta e penna (meglio tastiera, dai) e, 25 luglio 2017 per la precisione, scrive all’allora Liquidatore della Società una lettera in cui gli dice, papale papale, che bisogna smetterla di giocare con i presunti crediti a favore della CSA perché il vero creditore è il Comune di Galatina che si è dovuto sorbire circa 1.800.000 euro di debiti che avrebbero dovuto essere onorati dalla C.S.A. nei confronti dell’ATO e della SUD GAS.
Poi lo stesso giorno, come se nulla fosse successo, ripiglia la penna (o tastiera) e riscrive, “senti un pò, scurdammoce ‘o passato, facciamo finta che i debitori siamo noi e chiudiamo per 570.000 euro che vi diamo 422.000 subito e poi due rate di 74.000 euro una nel 2018 ed una nel 2019”.
Vi sembra una cosa normale? A me no e se volete vi fornisco anche il numero del protocollo comunale delle due lettere di Amante. Insomma da creditori diventiamo debitori nello stesso giorno.
Tutto finito con le contraddizioni? Ma neanche per sogno. Saltato il tavolo della transazione, ufficialmente perché avrebbe preso nota di un sopravvenuto credito della Provincia nei confronti della CSA, ma le ragioni vere sono ben altre, si passa alla farsa parte due.
Con la parte due incredibilmente ritorniamo ad essere creditori. Infatti nell’atto deliberativo n. 130 dell’11 maggio 2018. si delibera di presentare domanda per l’immissione al passivo fallimentare e si legge :” che dalla documentazione agli atti di ufficio risulta che questo Ente (Il Comune di Galatina n.d.r.) è creditore a vario titolo della predetta Società (…)“.
Capito avevamo gli atti creditori in ufficio e Amante stava procedendo ad una transazione per 570.000 euro a carico dei cittadini a favore della CSA.
Qualcuno, però, non è dello stesso parere in questo caso il Curatore fallimentare. Che avverso alla nostra richiesta di ammissione al passivo per oltre 2 milioni e 600 mila euro risponde :” “La domanda è rigettata perché trattasi di somme non dovute, non provate dalla ricorrente, ne accertate giudizialmente”
Insomma carta straccia. Siamo di nuovo debitori. Cosa ti fa Amante, coinvolgendo però stavolta la Giunta Comunale? Con la delibera n.155 del 12 giugno, passa da quelli che erano definiti “crediti certi come da atti di ufficio” a lamentarsi per la proposta del Curatore di respingimento globale della domanda di ammissione al passivo fallimentare “ritenendo non fondate le motivazioni sottese all’esclusione integrale dei crediti per cui si è domandata l’ammissione al passivo” .
Capito, siamo passati da tutti crediti certi “come da atti di ufficio” al dissentire per l’esclusione globale dei crediti. Quasi a dire “vabbè ma qualcuno potevi anche far finta di lasciarcelo”.
Ma questi atti d’ufficio non certificavano crediti tutti certi? Vi siete accorti da soli che forse non lo erano tutti oppure siete ancora in una totale confusione mentale? Il problema poi non è tanto la confusione ma quanto all’aggiungere danno al danno, ossia debito al debito perché la genialità di Amante sta nel fatto di aver impegnato con lo stesso atto deliberativo, il n.155 del 12 giugno, circa 20.000 euro complessivi per dare mandato all’avv. Giuseppe Positano di seguirci nella procedura fallimentare della CSA poiché il nostro Richelieu è impegnatissimo nelle questioni di Stato che si svolgono all’interno di Palazzo Orsini.
Insomma adesso siamo ritornati ad essere creditori, Amante si rimangia la transazione precedente che ci vedeva debitori ed impegna pure 20.000 euro per far difendere le nostre ragioni creditorie. Io come cittadino li pagherei pure (in quota parte naturalmente) questi 20.000 euro, ma per farmi difendere da questi nostri amministratori.
Resta un grosso, anzi un enorme punto interrogativo, una domanda che ripeto: se avevamo crediti certi come da atti d’ufficio perchè non è stato azionato mai alcun provvedimento teso al recupero forzoso di dette somme e paghiamo, invece, oggi un avvocato, a caro prezzo, per farci seguire in una procedura fallimentare che vista la mole di creditori privilegiati lascia seri dubbi anche di riuscire a recuperare i soldi spesi per l’assistenza legale?
Ed alla fine la domanda madre di tutte le domande: ma siamo creditori o debitori? La sensazione netta è che questa vicenda non si esaurirà neanche nelle aule del Tribunale Fallimentare. Dall’aria che tira e principalmente dalla rabbia che ci sta in giro dopo aver letto e pagato i nuovi aumenti delle bollette TARI, il suo epilogo pare proprio sia in quelle delle Magistratura Contabile comunque vadano a finire le cose perché comunque finisca, questa vicenda è fitta di omissioni, di leggerezze, incompetenze, menefreghismo e di comparaggi politici.