Mentre il “mondo dei nati nel posto fortunato” festeggiava il nuovo anno, lei moriva assiderata insieme alla sua speranza.
Rubriche/PensieriParole/di Piero D’Errico
Cercava soltanto una vita migliore, non era in cerca di chissà quale fortuna, sarebbe bastata la sola certezza di avere da mangiare, aver da dare da mangiare.
Camminava a piedi, cercava di raggiungere la bella e ricca Europa.
Ha incontrato per strada la morte.
Viaggiava con i suoi bambini di 8 e 9 anni, era una migrante afghana, era lungo il percorso solito attraversato da centinaia di afghani in fuga dal loro paese con in tasca solo tanta speranza.
Quella madre, sorpresa da una tempesta di neve si è arresa, non ha avuto scampo.
Si è spenta con un ultimo grande gesto materno, un ultimo grande sacrificio materno, si è tolta i calzini e gli ha avvolti attorno alle mani dei suoi bambini per ripararli dal freddo.
Lei non ce l’ha fatta, è morta assiderata, si è spenta tra le braccia e le lacrime dei suoi bambini che è riuscita a mettere in salvo.
Voleva solo un futuro migliore.
Era l’ultimo giorno dell’anno, da noi nati nel posto giusto, strade illuminate, tavole imbandite e scoppiettanti tric trac e noi sorridenti tra un pandoro, una grappa e un cha..cha..cha.
Una storia straziante che a noi, nati nel posto fortunato e impegnati a festeggiare, non ha interessato più di tanto, una storia di disperazione che non ci ha toccato, non ci ha sfiorato.
Era l’ultimo dell’anno, eravamo troppo impegnati a mangiare e a brindare, non avevamo tempo per dispiacerci, per commuoverci, magari in un’altro momento, magari in un’altra occasione, magari un’altra volta.
Un altra prossima volta.
Per ora…. cin ….cin…..