“Non siamo l’orco, ma tentano di farci passare per tale”
Porte aperte della Colacem alla stampa. Un incontro voluto dall’Azienda per fornire agli “ospiti” un contatto visivo per una immediata verifica tra rappresentazione e realtà. Un’ operazione di marketing mediatico se vogliamo, ma di indubbia efficacia perché se l’obiettivo era far toccare con mano e far vedere con i propri occhi che è possibile “creare valore economico e sociale producendo cemento in modo sostenibile” allora l’operazione è perfettamente riuscita almeno nella parte in cui l’occhio e soltanto l’occhio dei giornalisti è stato testimone di ciò che dallo stesso poteva essere colto.
Al primo impatto visivo, appena messo piede nell’area aziendale, colpisce è l’enorme massa di verde. Aiuole tenute maniacalmente bene. Erbetta all’inglese, alberi rigogliosi ed addirittura alberi di palme che non hanno mai conosciuto il punteruolo rosso. In mezzo a questa marea di verde il “mostro” quasi si perde allo sguardo.
Poi la conferenza stampa con i vertici aziendali con Fabrizio Pedetta, dirigente generale, Giovanni Vincenti, dirigente dello stabilimento di Galatina, Massimiliano Pambianco, responsabile della comunicazione.
Si parte dall’assunto che Colacem nel contesto della produzione del cemento, si colloca tra gli stabilimenti più avanzati d’ Europa, sempre aggiornati alle migliori tecnologie disponibili estremamente efficienti e capaci di minimizzare gli sprechi di combustibili, di materie prime ed impatti ambientali.
“Abbiamo installato un filtro ibrido, che nessuno ci ha imposto, per impedire al massimo la fuoriuscita di polveri sottili solo nell’ottica di un miglioramento complessivo – spiega Giovanni Vincenti– La nostra tecnolgia è da sempre all’avanguardia. Il nostro unico vantaggio è quello di un recupero energetico”
“Noi produciamo cemento non siamo cementificatori – spiega Fabrizio Pedetta – il nostro è un prodotto di ottima qualità che viene impiegato nella misura di un 30% per la produzione del calcestruzzo di uso comune. Poi esiste calcestruzzo buono e meno buono. Ciò dipende da quanto chi lo impiega rispetti o meno le regole”
Insomma cemento di qualità per una migliore qualità della vita se utilizzato correttamente, ” Perchè – afferma Massimiliano Panbianco – Colacem vuole essere un’azienda sostenibile non solo nella retorica della comunicazione pubblicitaria, ma nei fatti”.
Sul fronte inquinamento dichiarazione netta. “Inquiniamo ne più, ne meno di quanto facciano i migliori cementifici d’europa”. La produzione, insomma non è esente dall’immissione in atmosfera di sostanze inquinanti: diossido di carbonio (CO); monossido di carbonio (CO2) e particolato PM10.
Però secondo i dati forniti dalla Provincia di Lecce emergerebbe che gli impianti industriali hanno un impatto negativo sull’inquinamento pari al 6%. Il Trasporto su strada e le automobili i maggiori imputati per inquinamento da CO2 ( incidenza del 30%) . Il combustibile non industriale per le emissioni da CO e PM10. Arnesano, Campi S., Guagnano, Lecce e Surbo le zone in cui è stato sforato più volte il tasso di PM10 nel corso del 2015.
La stoccata alla valutazione sanitaria propedeutica all’AIA arriva da Pedetta ” Non è possibile legare l’incidenza tumori ad una singola azienda perchè sono varie le concause che portano a certi risultati”
Infine un giro di ricognizione nell’azienda. Oltre alla bontà, alla quantità ed alla manutenzione di un enorme massa di verde di cui già detto, visita alla cava di deposito del carbone dove si è potuto constatare che, nonostante la giornata fosse fortemente ventilata, il materiale era ben assemblato e lo spazio perfettamente in ordine e pulito. Poi la Sala Controlli dove le rilevazione di oltre 20.000 sensori (numero fornito dai dirigenti) fanno convergere i loro dati, 24 ore su 24 sui terminali collocati in ufficio e fornendo informazioni sui forni, sullo stato del prodotto nelle varie fasi della lavorazione sia in termini ambientali che di processo.
Queste, sommariamente, le risultanze della Conferenza stampa secondo quanto comunicato dai vertici dell’azienda e secondo quanto l’occhio ha potuto vedere e constatare. Di altro e di oltre non possiamo aggiungere.
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